D&D - Il Regno di Lord Ao

Chimera, Irene

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view post Posted on 26/8/2018, 18:58     +1   -1

Bloody One

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Tiefling - discendenza demoniaca - succube
Ladro - Mistificatore Arcano

Prologo del Background
“Ed ecco, l’ennesima giornata di lavoro, benvenuti dolori alla schiena! Ormai le braccia non me le sento
neanche più. Dodici ore e il giorno finirà, esattamente come tutti quelli passati, da 10 anni a questa parte.
Ormai esco di qua, da questa catapecchia che chiamo casa e guardo i campi, in questo periodo dorati,
saluto gli uccelli ai quali ormai ho dato dei nomi, loro mi salutano con quel loro cinguettio. Non lo sento
neanche più, ormai.
Però c’è lei. Eva. La mia luce. L’unico pensiero che dentro quelle buie e fredde gallerie ricoperte di acqua e
paura mi fa continuare a spaccare rocce per campare, trovare minerali da vendere a ricchi signori. Che se
ne faranno poi, soli nelle loro stanze vuote, ma ricoperti di ametisti e rubini? Proprio non capisco, per me
sono solo pietre. Ahhh ma muoviamoci, questa nuova caverna non si scaverà da sola.
Eva, Eva. I tuoi occhi li porto con me ogni giorno, spero di vederti presto.”
Con questi pensieri Sygmund si avvia verso la nuova grotta, a poche miglia di distanza dalla sua abitazione.
Durante il tragitto raddrizza la schiena, temprata da anni di lavoro, sgranchisce i muscoli preparandosi
mentalmente alla lunga giornata di lavoro.
Passano le ore, si tratta di una raccolta particolarmente redditizia: grossi ametisti escono dalle pareti quasi
come se tutta la fortuna mancata degli anni passati si fosse condensata e pressata sottoforma di minerale
viola. La gioia non poteva essere più grande! Quel giorno sarebbe tornato a casa con un bel gruzzolo e una
buona notizia per la sua amata Eva. L’avrebbe chiesta in sposa, ora non c’erano più scuse!
Stava avanzando il tramonto, era quasi ora di tornare alla polvere dei campi.
Ma.. un luccichio. Un angolo ancora inesplorato attira la sua attenzione. Un anello, un bellissimo anello
riccamente lavorato, con una grossa pietra luminosa (sì, letteralmente, sembrava brillare di luce propria)
prende il proprio posto sulla scena, con uno strano simbolo decorato sopra. Giravano strane voci tra gli
uomini, suoi colleghi. Nella grotta tempo prima erano stati trovati e uccisi alcuni adepti della Regina del
Chaos, una qualche divinità di poco conto, forse una inventata apposta per calmare questi fanatici. Quello
potrebbe essere un suo simbolo.
“Mmmm ma le voci sono sempre voci ed Eva si merita un anello di questo tipo. La luce emessa da questa
pietra mi ricorda molto il riflesso dei suoi occhi nelle notti di luna piena. Sarà il mio pegno d’amore per lei.
La chiederò in sposa stasera stessa! E’ un segno!”


“Eva non sta per niente bene, sono giorni che non si alza dal letto, pallida cadaverica, delira, ma senza
febbre. I chierici chiamati non sono stati in grado di capire di che tipo di maledizione si tratti, è qualcosa di
potente, derivante dall’anello di fidanzamento, ma lei non se ne vuole separare, è come se fosse una sorta
di parassita, se allontanato sta ancora peggio! Io ho finito i soldi, non abbiamo più niente, solo un tetto
sulla testa e questa maledizione. Non abbiamo neanche avuto il tempo di costruire ricordi felici, a parte il
matrimonio, si intende.
Cosa ho fatto?
Come farò?
Come faremo?
Eva, Eva…”
Dall’ombra impolverata dell’angolo della stanza, mentre era al capezzale della moglie, si vede avvicinare da
una figura che pare levarsi dalle tenebre stesse. Alta un metro e mezzo, scura, con lunghi capelli corvini dai
riflessi violacei, si leva in tutta la sua sinuosità una donna nuda, senza veli. Sbalordito da questa apparizione
improvvisa eh.. beh.. niente male, Sygmund si accorge di qualche particolare bizzarro: innanzitutto le corna,
un paio sinuoso partiva dalle tempie per poi congiungersi dietro la nuca, quasi a formare una corona. In
secondo luogo le ali! E la coda! Non c’era dubbio fosse una sorta di demone: ali squamose e coda lunga a
punta, non poteva essere altro!
-Cosa vuoi demone? Vattene da casa mia! Non c’è posto per te qui!- Sygmund quasi si strozza dalla paura.
-Hihihi! Calma giovane, stolto uomo! Lascia almeno che mi presenti: mi chiamo Zaerhya, non lasciarti
ingannare dal mio aspetto, sono qui per aiutarti.. o meglio aiutare quella povera creatura che è tua moglie-
a questo punto la voce della succube diventa beffarda quasi con una punta di ironia e disprezzo –La
maledizione che la attanaglia dandole questi dolori è data dall’anello. Sì stolto! Lo so benissimo che già lo sai! Non interrompermi con i tuoi pensieri!- sibila adirata la donna, mentre Sygmund con aria sconcertata si
faceva piccolo piccolo: non aveva aperto bocca.
-Dicevo, quell’anello è intriso di un’antica maledizione, la cui fautrice è la mia padrona, la Signora del Chaos,
l’antica divinità! Tu vuoi che la maledizione venga tolta. Io posso farlo.-
Pausa.
Gli occhi di Sygmund fino ad ora spalancati, impauriti, prendono un colore diverso, qualcosa di molto simile
alla speranza. Frazione di un secondo, ma la succube conosceva quella luce. Ormai era suo.
Sogghigna, impercettibilmente.
-In cambio ti chiedo solo una cosa, di poco conto se paragonato al fatto che riavrai tua moglie sana come la
prima volta che l’hai vista.-
Nella mente dell’uomo cominciano a balenare gli istanti in cui l’aveva conosciuta. In riva al fiume poco
distante, bella come un girasole, i lunghi capelli dorati al vento e un vestito semplice, era stata la cosa più
bella mai vista dagli occhi di un povero minatore.. e ora quel fiore stava morendo nel loro letto.
Altro sogghigno.
-In cambio- continua il demone –voglio la tua anima.-
Un sussulto. Un lungo silenzio. Per un attimo i pensieri dell’uomo si interrompono, lei interrompe la
telepatia leccandosi le labbra, voleva gustarsi il momento appieno.
Dopo minuti che paiono sospesi in aria, l’uomo abbassa la testa, guarda sua moglie pallida e gracile… poi
prende una decisione.
- D’accordo, la mia anima dopo stasera ti appartiene. Tutta la mia esistenza appartiene a te, ma ti prego,
demone, rendi a mia moglie un’esistenza migliore! Ti prego!
Era fatta. Il sogghigno nascosto della succube si trasforma in una smorfia che le trasforma il viso in un vero
e proprio incubo. Era suo e con lui tutta la sua esistenza, stolto uomo.
Lui ormai inerme, a terra, sguardo a terra. Dopo pochi attimi si alza:- Fa di me quello che ritieni più giusto,
Zaerhya. Ora.-
La succube, sinuosa si avvicina con passi felpati, allargando le ali per coprire alla vista dell’uomo la figura
della donna sdraiata nel letto. La lunga coda comincia a creare una spirale intorno al corpo dell’uomo
partendo dalle anche, salendo fino alle spalle. Così bloccato, l’uomo si ritrova a pochi centimetri il viso della
donna. Un bacio. Uno solo, lungo. Nella sua testa delle sensazioni strane, paura e eccitazione si sommano
per essere poi sostituite dalla passione. Ricambia il bacio.


Erano passati giorni da quello strano incontro. La succube così com’era apparsa, era sparita. Con lei erano
spariti l’anello e le strane sensazioni turbinanti nella testa dell’uomo. Al suo posto erano subentrati
vergogna e speranza. Se avesse rispettato il patto, però, sua moglie il giorno dopo sarebbe stata meglio. Lui
dannato, lei guarita.
La mattina dopo si svegliò e girandosi nel letto non la trovò.
Corse fuori dalla porta e in lontananza scorse una figura: capelli dorati nella brezza mattutina, un lungo
vestito azzurro, semplice, ad incorniciare il momento.
Per l’uomo nient’altro aveva più importanza.


Nove mesi dopo nasce una bambina, viene chiamata Bea. La creatura non aveva una pelle bianca come un
essere umano, era scura e con i capelli di colore quasi violaceo. Ma Sygmund tutto questo non lo vedeva,
nella sua mente era tutto normale, era la luce dei suoi occhi, una bambina normalissima. La sua bella
moglie era radiosa e la sua vita bellissima. Non poteva essere più felice.
Nel villaggio però cominciavano a sentirsi voci strane. Molti si chiedevano quale fosse la natura bizzarra
della neonata e soprattutto per quale motivo il minatore sembrasse sempre più spento, più vecchio,
sempre più simile a cartapesta, nonostante il suo costante sorriso, perennemente stampato in volto.
Qualche mese più tardi Sygmund si ritrova a dover stare a letto costantemente, sembra invecchiato di
colpo, non riesce più a reggersi in piedi, ma il sorriso non ha mai abbandonato il suo volto.
Una risata, gelida, crudele si sente provenire dalla cucina.
Eva entra nella stanza, con Bea in braccio e un ghigno diabolico in volto.
Si avvicina al capezzale del marito e con una voce che non è la sua dice:
-Caro, caro marito. E’ arrivato finalmente in momento di pagare il tuo debito-
Pian piano le sembianze della donna cominciano a cambiare, i capelli dorati cominciano a scurirsi.
-In tutti questi mesi è stato divertente vestire dei panni umani, vedere la banalità di voi mortali.
Interpretare una contadinella alla fine smorza la noia dell’eternità.-
Il corpo snellisce, il viso cambia.
-Non pensavo neanche fosse possibile avere una prole. Deve essere stata quella cosa che voi venerate
tanto, l’amore. Invece ecco qua, mia figlia…-
Le ali cominciano a srotolarsi sulla schiena, le vesti si lacerano, le corna prendono posto sulla testa, come
una corona.
-… La figlia di una succube.-
Il sorriso sul volto di Sygmund di colpo sparisce. Dopo mesi l’illusione scompare e i suoi occhi tornano a
vedere la realtà. Nel suo letto l’uomo impallidisce, con una smorfia di orrore:- COM… COME? Che ne hai
fatto di mia moglie???-
Zaerhya continua:- Tu me lo hai chiesto.. hai chiesto un’esistenza migliore per la tua consorte. Così è stato.-
ridendo –In fondo, dopo aver vissuto qualche tempo su questo piano non posso che averle fatto un favore.
Morendo penso che abbia detto il tuo nome. Ahhh la sua anima aveva un leggero sapore di speranza.
Davvero stucchevole.- commenta con una smorfia disgustata.
-Ma ora caro il mio maritino è giunta l’ora di rendermi ciò che rimane della tua anima, in questi mesi me la
sono gustata pian piano, ma ora sono stufa, non voglio più aspettare!-
E con un ultimo bacio la succube sparisce, lasciando uno sguardo di terrore impresso sul volto dell’uomo
ormai morto e un fagottino bianco strillante a terra.


Background
Al giorno d’oggi…

Poff.
Il libro si chiude e si torna alla realtà. In fondo non è mai stato veramente scoperto alcun legame con la mia famiglia e
una succube.. Insomma, le ali non le abbiamo più, la coda non è esattamente quella di un demone, sembra più quella
di un gatto in effetti. Ok siamo Tiefling ma santo cielo! Per quanto ne sappiamo potremmo anche essere discendenti
di un Coboldo! Eppure ho questa fastidiosa abitudine ad innamorarmi di qualunque essere di sesso maschile.. beh..
diciamo pure anche quello femminile ogni tanto (tra l’altro chissà che fine avrà fatto quella formosa cantastorie che
ho intravisto ieri) ehm ehm… Però ci sono troppe coincidenze.
Ok ok prima di confondervi ulteriormente mi presento. Mi chiamo Chimera.
No non è il mio nome di nascita, quando ero ancora tenera e ingenua, ma soprattutto “umana”, venivo chiamata
Phenice, suppongo che sia stato partorito dalla fantasia innata di mia madre e senza pensarci troppo oserei dire che le
sarà venuto in mente vedendo il rado ciuffetto di capelli rossi che sicuramente avevo già nei primi secondi di vita..
Rossi, Phenice.. Wow mamma ti sei sbizzarrita eh! Per (s)fortuna il mio destino ha permesso che potessi scegliermi un
nuovo nome, forse più azzeccato e meno banale, ma questo è solo un parere di una ladruncola avida e piena di sé.
Sì sono una ladra, un po’ come tutti i Tiefling a quanto pare, non abbiamo molta scelta a questo mondo. In realtà non
mi è ancora mai capitato di incontrarne nessuno sulla mia via, ma tutte le volte che entro in un paese nuovo, le
finestre si chiudono al mio passaggio e gli uomini sputano per terra al mio passaggio borbottando sottovoce cose
come “Tiefling, eccone un altro” o “state alla larga, tenete l’oro nascosto” quindi immagino sia vero. All’inizio mi
faceva stare male, poi ci ho fatto l’abitudine, sgraffigno quello che posso e vado via.
La mia vita è cambiata anche e soprattutto a causa sua:
Sventola il libro da cui ha letto le poche righe.
Questo signori miei è la mia maledizione e anche la mia sola ancora con il mio ipotetico passato. E’ stato ritrovato
quando io avevo 5 anni, periodo in cui casualmente hanno cominciato a manifestarsi tutte le mie caratteristiche:
corna, coda, capacità di vedere al buio, e sapete? In un piccolo paese sperduto in mezzo alle colline, in cui vivono solo
contadini e minatori (e qualche prostituta, come potrebbero mancare?) e in cui gira già la leggenda di una maledizione
non ha giocato molto a mio vantaggio. Io ho ancora conosciuto mia madre, era Tiefling come me, ma le sue
caratteristiche non erano molto evidenti, a tutti gli effetti sembrava una ragazza di paese, molto bella, certo, ma senza
nulla che facesse intuire che fosse discendente di chissà quale demone. Non so la sua famiglia che fine abbia fatto,
non ho mai conosciuto nessuno di loro. Le sue corna le aveva fatte limare quasi fino alla tempia (processo a mio avviso
estremamente doloroso) quando aveva più o meno la mia età, prima indossava copricapi che gliele nascondevano. La
sua pelle non ha mai preso le sfumature violacee che invece ho ereditato io, questo le ha consentito di camuffarsi
ancora meglio tra i compaesani. L’unico vero problema era la coda, quella non si può nascondere facilmente,
soprattutto per una ragazza con costanti istinti, come dire… libidinosi. Mia madre infatti non aveva una buona
reputazione, era considerata una facile, quasi al livello delle prostitute del bordello all’angolo della piazza principale.
Aveva trovato un sistema grazioso, per così dire, per sfogare questi istinti. Aveva accettato il lavoro di aiutante al pub
del paese, ogni volta che adocchiava uno spasimante, lo costringeva, se così si può dire, a bere e spendere in alcool e
poi quando era bello brillo, giù le braghe. In questo modo la coda non esisteva più e mia madre poteva continuare il
suo anonimato. Questo almeno è quello che ho sentito dire in paese, il resto l’ho intuito io.
Qualche anno così, nasco io. Eccomi! Più o meno voluta, mia madre era contenta di avere una figlia normale, senza
tratti apparenti. Forse la maledizione era finita, forse con me la mia discendenza non si sarebbe più dovuta
nascondere. Forse. Se non fosse che durante un’esplorazione nelle caverne qui intorno venne rinvenuto questo
manoscritto, vecchio di qualche anno, senza nome, firmato solamente con “alla mia amata Bea, che tu possa riposare
in pace sotto il nostro Faggio”. Ora io non so se questa Bea e quella del libro siano collegate, se il faggio a cui si
riferisce l’ipotetico autore sia quello che si staglia orgoglioso in mezzo alla piazza centrale, ma una cosa è certa: i
paesani lo hanno pensato eccome!
Dopo il tumulto dei primi giorni (oh mio dio una succube ha macchiato queste terre!) cominciarono i veri problemi. Io
non mi ricordo quasi nulla, ma i ragazzini dell’orfanotrofio in cui sono cresciuta non hanno fatto altro che ripetermi
questi avvenimenti giorno, dopo giorno, per 10 anni. Quindi…
Un giorno mia madre viene arrestata perché un signorotto particolarmente ben piazzato viene ad accusarla di essere
una strega, di averlo sedotto, avvelenato e violentato. Mia madre non pesava più di 45 kg. Fate voi. Fatto sta che in un
paesino di bifolchi in seguito ad un allarme maledizione del genere, potete ben credere quanto la notizia fece
scalpore. Mia madre se la cavò con poco, tutti avevano visto l’uomo accettare ben felicemente le sue avance, ma a
qualcuno la cosa puzzò e una notte, un uomo si intrufolò in camera di mia madre, la scoprì nel sonno e ne rivelò le sue
vere fattezze, coda compresa. Insomma, venne giustiziata per placare gli animi della gente, senza troppe cerimonie. Io
invece fui affidata all’orfanotrofio del paese vicino.
Non mi ci trovavo male, i bambini furono da subito cordiali con me e simpatici, mi ricordo soprattutto un certo Davis,
per lui ho avuto la mia prima cotta e non erano passati neanche 2 giorni dal mio arrivo, puff, cotta! La scuola mi
piaceva e.. sarà brutto da dire ma dimenticai mia madre piuttosto presto. Dopo qualche mese di stallo cominciarono i
problemi. Sgattaiolavo furtivamente nelle cucine per rubare un dolcetto senza accendere candele, quando qualcuno
mi faceva arrabbiare (cosa sovente già da piccola) partivano scintille dal nulla, ogni tanto sembrava parlassi da sola
(non parlavo da sola, davo corda alla vocina demoniaca nella mia testa a quanto pare) e poi cominciarono a uscire
coda e corna... La cosa curiosa fù una in particolare: le ali. Sembrava dovessero comparirmi da dietro le scapole, ma
dopo neanche un anno la crescita si fermò, lasciandomi con un paio di bozzi cuoiosi e inutili.
Lo stupore delle “balie”, così venivano chiamate le donne che ci gestivano, dapprima fù immediato (un Tiefling in città!
Demone!) ma poi videro che tutto sommato, stranezze a parte, ero una bambina solare e curiosa, potevano educarmi
tranquillamente.
Certo… con non poche prove si accorsero di quanto si sbagliarono.
Notarono subito una cosa, mi piaceva davvero tanto leggere e tirare con l’arco. Il primo me lo costruì da sola
prendendo il flessibile legno del frassino del cortile seguendo le istruzioni di un vecchio libro trovato chissà dove. Non
era male! Lanciavo sassi e piccole frecce improvvisate, colpendo qualunque cosa mi capitasse a tiro. Ovviamente era
più divertente se non venivo scoperta, avevo un talento innato! Diventai agile velocemente, almeno mi distraevo dai
miei compagni urlanti (o li colpivo). Adesso mi interesso di archi sempre più sofisticati, mi piacerebbe averne uno
incantato! Chissà... magari è proprio per questo che il destino mi ha portato a voi! ….
Ovviamente nessuno mi adottò mai!
A quindici anni scoprì che il libricino con la storia della succube era stata consegnata insieme alla sottoscritta e
nascosta da qualche parte nella stanza della Balia superiora. Ero troppo curiosa, dovevo avere quel libro, forse potevo
capirci qualcosa di più.
Le mie abilità da ladro tuttavia non erano ancora del tutto efficaci, fui scoperta e anche malamente.
La superiora non ci pensò due volte a cacciarmi dalla sua casa, ma in compenso mi lanciò dietro il libro, almeno non
era servita a niente la mia bravata.
… Punti di vista.
La prima volta che lo lessi ne rimasi affascinata e impaurita, ma rileggendolo negli anni sono sempre più convinta che
questa sia in qualche modo una storia legata alle mie radici. In fondo non è così male, le succubi sono bellissime e
affascinanti, pensate se discendessi da un coboldo… bleh! (Ho una fissa con sti cosi, ok?) Meglio illudermi che questa
possa essere una mia antenata!
Comunque il mio attuale nome me lo hanno appioppato i miei coetanei “Chimera! Chimera!” urlavano tutte le volte
che uscivo dalla mia stanza. Non so bene come sia fatta una chimera, so solo che ha una testa di leone ed è un mostro,
credo di aver visto un disegno una volta, ma la pagina era mezza strappata. Piansi un po’. Però non mi dispiace. In
fondo lo sono diventata, un mostro.
Ladra per necessità, a quindici anni non potevo sopravvivere solo ad aria, così mi sono adattata, scappando di città in
città tutte le volte che serviva e mi sono allontanata molto dal mio paese d’origine.
Mi sono tatuata a 18 anni, ho trovato un mezz’orco molto bravo che mi ha permesso di entrare nel suo “laboratorio”
senza troppi sguardi indagatori. Mi sono fatta fare due ali sulla schiena, facendoli partire dalle stupide bozze che mi
ritrovo, quella di destra è palesemente un’ala demoniaca, simbolo della mia discendenza, l’altra l’ho voluta quasi
angelica, per ricordarmi che io sono fautrice del mio destino, la mia storia ancestrale non determina la mia vita futura,
posso scegliere di essere cosa voglio.
Troppo schietta e sincera dite? Mmmm probabile, ma sono fatta così! Arco e sincerità al fianco! Andrò lontano…..
Ehm, comunque..
Ora ditemi, nuovi compagni di avventure, qual è la vostra storia?


Edited by Dungeon Master ADT - 4/12/2018, 00:20
 
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0 replies since 26/8/2018, 18:58   58 views
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