D&D - Il Regno di Lord Ao

Posts written by Dungeon Master ADT

view post Posted: 7/2/2021, 20:20     For the First and Last Time - La storia a Sessioni
Come spesso accade, le situazioni precipitano in pochi secondi. Quei pochi secondi che separano l’oscuro incantesimo di Otivar, la transizione eterea del vero Conciatore, araldo di Hyssiris e unico Ulitharid vivente, e l’attacco degli algorith, da un massacro annunciato. Secondi che vengono strappati, stirati contro natura dalla magia dell’uomo conosciuto come Cronomante ma che altri non è se non Greyanlost. Con il tempo rallentato Cyrus e Anvara vengono richiamati al rituale mentre Constantine, Darek, Zanarick e Rovin prendono posto intorno agli incantatori. I secondi scorrono tra i suoni distorti dal rallentamento temporale, poi il segnale arriva. Greyanlost è di ritorno dalla nube oscura di Otivar con qualcosa stretto in mano, ma un istante più tardi è nuovamente pronto a colpire il Manto. Il tempo riprende a scorrere normalmente mentre la lama fende l’aria e l’incantesimo di Svualblaven’Logrosk esplode sopra le loro teste. Fasci di luce rimbalzano in ogni direzione come riflessi da cristalli inesistenti, portando con sé il terrore dei pensieri più bui e disturbanti di ciascuno. Ma l’abbaglio è poco più di un fastidio per persone temprate da scontri ben più violenti, e cinque vite vengono spezzate all’unisono. Rovin si occupa di Thiala lasciando il suo vecchio amico Hulbert a Zanarick, il quale osserva con la coda dell’occhio il disprezzo sul volto di Constantine quando trafigge Otorn. Darek si occupa di Elyen nel modo più veloce possibile, mentre Anvara lascia che sia Heartseeker a spezzare la vita di Phos. E lì, sotto gli occhi di tutti, Enora compie l’ultimo di una serie di atti di fiducia nei confronti dell’uomo che sta coordinando il rituale: solleva la fiala che gli è stata lanciata e la trangugia come ha fatto solo poche ore, prima in gran segreto, con una boccetta molto simile. La seconda componente della tossina innesca la prima e il cuore della donna si ferma; una schiuma nera inizia a uscire dalla sua bocca un istante prima che il suo corpo tocchi terra. Sei vite sono state spezzate.
Il prezzo per il passaggio è pagato. La lama di Bhaelros richiama a sé l’energia di quel fulmine colossale che illumina a giorno l’ovest, e Greyanlost colpisce il Manto con tutto il potere di cui ancora dispone.

Il manto di una sfinge, l’unica creatura capace di attraversare naturalmente il tempo.

Lo Zaffiro della Conservazione che ha viaggiato nel tempo più volte dimostrando il legame fra l’energia dei fulmini e il controllo del tempo.

La lama del Dio dei Fulmini, Talos, strappata dalle mani di un yagnaloth.

La miscela di Thrar, colui che intrappolò la più grande melma del passato in una fantomatica prigione inaccessibile, la cui porta non sarebbe mai dovuta sparire altrimenti la creatura si sarebbe liberata. Una prigione non dissimile a quella di Dor’Guuz.

Tutto ha sempre condotto in un’unica direzione, uno schema più grande in cui i Fulcri erano fonti di energia capaci di risuonare fra loro e amplificarsi, fornendo la carica necessaria per l’ultimo, disperato tentativo di Greyanlost: aprire una porta sul passato, in modo che qualcuno potesse cancellare i suoi errori, potesse rimuovere lui. O ciò che di lui è rimasto sull’altra linea, l’Imperatore delle Melme, un uomo crudele intenzionato a dare il via ad un impero del terrore che avrebbe fatto attraversare a quella linea secoli bui, verso il collasso definitivo. Ha già condannato una linea temporale al collasso, non può farlo di nuovo. Deve funzionare.

I rumori distorti dal rallentamento sono un lontano ricordo nel limbo di transizione, dove non è il silenzio a fare da padrone ma bensì un basso rumore di fondo che continua a crescere fino a diventare doloroso. Prende forma la visione di un’immensa sfera coperta di linee che si intersecano, si separano, collassano e, in alcuni casi rari, si richiudono su sé stesse. La sfera sembra allontanarsi sempre di più e a malapena si intravede la macchia scura e pulsante dell’influenza del Nephandum sulla linea di provenienza di questi sei mortali, almeno finchè la visione non riprende ad avvicinarsi. Molto, troppo velocemente la sfera si fa sempre più prossima e lascia il posto ad una zaffata di aria solforosa ad altissima temperatura. Il caldo opprimente, l’umidità, il terreno che trema, la puzza di carne bruciata, l’odore delle spezie. L’interno di un vulcano. Un uomo coperto dai fumi tossici sprigionati dalla vasca di melma si volta appena quando un dardo di Anvara gli ferisce un braccio, e risponde a tono. Un fulmine verdastro attraversa l’aria e colpisce in pieno l’elfo, mandandolo a sbattere contro un muro.
Ma non sono soli. Oltre alle numerose melme putride che si stanno avvicinando pericolosamente, un gruppo di tiefling ed elfi sta cercando di combattere una battaglia già persa. Osservando i misteriosi nuovi arrivati, i sette si lanciano verso il portale rimasto aperto alle loro spalle, ma non prima di approfittare di un’occasione unica. Tulkas, colpevole di aver generato l’Artiglio d’Ombra, strappa un tubo per pergamene dalle mani di Anvara mentre Lage, assassino sfuggito alle grinfie di Yordul, strappa via la strana maschera bianca che l’eladrin si era trovato in volto. Un ultimo atto incomprensibile di Greyanlost prima di lasciare che Anvara entrasse nel portale, apparentemente. Le domande sono molte, ma la terra trema e le melme si fanno sempre più vicine.

L’uomo sembra intento a portare a termine un qualche tipo di incantesimo, ma il suo corpo pesantemente ferito affonda nella melma grazie ai colpi di Anvara e Cyrus. Rovinando nella vasca piena di sostanza trasparente, mentre la terra continua a spaccarsi e la lava copre sempre più metri, Greyanlost si risolleva facendo valere tutto il potenziale assoluto della magia delle melme. In un turbine di materia fluida assume la forma di un wurm colossale, un angelo planetar e un efreeti, seguito da uno sciame infernale, uno spirito desertico e una struttura melmosa. La sua natura intrinseca cambia ogni volta: come celestiale ignora l’Ascia del Sole mentre come Efreeti si immerge nella lava per chiudere molte delle sue ferite. È uno scontro violento e rapido, in un battito di ciglia Greyanlost cambia forma e attacca: lame, artigli, denti, spine ossee, scimitarre di fuoco e morsi velenosi si alternano prendendo di mira principalmente Rovin. Il Cavaliere dell’Impero di Heironeous e guardia personale di Miss Vandrin Nott sembra aver attirato l’attenzione e la furia del nemico e i suoi compagni sono subito costretti a supportarlo per evitare che cada sotto i colpi di un angelo inferocito o di un efreeti fiammeggiante. Un istante Darek è costretto a difendersi dalle centinaia di morsi di uno sciame immondo, e l’istante successivo sono Anvara e Cyrus che devono schivare una ventata di lame e fuoco.

Nel frattempo, la lava è stata raggiunta e superata dalla melma che, ad un ritmo sempre più preoccupante, ha superato i bordi della vasca e sta iniziando a riempire il terreno e risalire il camino secondario verso la camera magmatica. Anche solo trovare un posto dove mettere i piedi che non sia un buco senza fondo, una pozza di lava o uno strato di melma acida inizia a diventare complesso. Ma poi Anvara colpisce ancora una volta grazie ai riflessi potenziati da Zanarick, e l’Efreeti rovina a terra in una pozza di melma informe. Tra le scosse di terremoto e la melma che ribolle, il corpo di Greyanlost viene sollevato per l’ultima volta. Le numerose ferite sono suturate dalla melma che lo avvolge come una mastodontica armatura in costante crescita: secondo dopo secondo la melma si raccoglie e alimenta l’unico ammasso primordiale. I colpi di spada di un Constantine in fin di vita e la lancia scagliata da Cyrus non possono nulla contro una massa che raggiunge in fretta i dieci metri di lato. Quando la melma ingabbia Anvara, Cyrus e Constantine, ogni speranza sembra perduta. Il paladino è già sdraiato a terra, Darek e Zanarick sono lontani, Rovin è terribilmente ferito.
Ma nell’ora più buia, il coraggio misto all’incoscienza di Anvara prendono il sopravvento. Con la spinta di Constantine, l’eladrin prende il tempo e si scaglia dentro la melma primordiale. Zanarick e Darek capiscono e, cercando l’equilibrio tra una scossa sismica e l’altra, si lanciano in avanti. Il Brandiluce a capofitto per farsi strada insieme a Cyrus e raggiungere Anvara, il leonin per proiettare la sua aura di repulsione e spingere i compagni più verso il centro, più verso Greyanlost. Sospinto dai compagni con cui mai avrebbe creduto di collaborare, Anvara copre gli ultimi metri che lo separano da Greyanlost in apnea, forte di un addestramento di prim’ordine e della forza della disperazione, e lascia che Blaskaldr faccia il resto. Il corpo incosciente di Greyanlost non può nulla contro un dardo sparato da un metro di distanza: il suo volto viene sfigurato quando il proiettile di Legnoferro lo attraversa come se fosse burro ed esce con altrettanta facilità, portandosi dietro una scia di sangue e cervella lunga un paio di metri. Così com’era sorta, la melma primordiale perde struttura e collassa, vomitando tutti nuovamente a terra. Senza più Greyanlost a potenziare e accelerare il rituale, la materia appiccicosa perde la sua tossicità e lascia ai presenti quei pochi, troppi secondi per realizzare che il vulcano è sul punto di eruttare. E loro, temprati da esperienze soprannaturali e veterani di mille scontri disperati, non possono fermarlo.

Hanno imparato a convivere con forze troppo grandi per essere controllate, ma stavolta è diverso. Quest’ultima volta, è diverso. E non perché si sono lasciati alle spalle il nulla, né perché forse hanno salvato qualcuno che nemmeno conoscono. Ma perché qualcosa dentro di loro è scattato, la certezza che questa sia l’ultima volta. Nessun uomo, elfo o leonin può sopravvivere ad un’eruzione vulcanica dall’interno.

È finita.


CITAZIONE
Rovin si inginocchia, scudo stretto all'avambraccio, un velo di tristezza lo avvolge pensando alla morte di Chart e a quella di Hulbert; ma poi un lieve sorriso gli riga il volto mentre pensa che suo figlio avrà sicuramente una vita migliore e, pensando intensamente a lui, stringe l'anello di catena dell'amico morto.

CITAZIONE
Darek si guarda intorno ancora in preda all'adrenalina cercando una via di uscita, abitudine che viene insegnata subito nei Brandiluce perché spesso ci si imbatte in combattimenti che non si possono vincere. Questo è uno di quelli, un vulcano in eruzione non si può sconfiggere, superare o evitare, non da lì; due rapidi giri del capo sono più che sufficienti a far capire al soldato che non c'è via di fuga sta volta.
La luce Darek si spegne mentre poggia il suo bastone come un pastore che scruta il gregge da lontano. Non incrocia lo sguardo di nessuno, non vuole farlo, è altrove con i pensieri. Una lacrima riga il suo viso, probabilmente quella lacrima contiene molte sensazioni contrastanti, sa di essere riuscito nella sua missione, è quello il posto in cui deve essere e ha fatto tutto quello che poteva e doveva ma a quale costo; certo la gioia di aver scongiurato la minaccia di N è forte nel suo cuore, come anche però la frustrazione di non poter assaporare i frutti del nuovo futuro che verrà dalle sue gesta e sicuramente la lunga scia di sangue che segue il cammino dei Sacri Vendicatori, il suo cammino, non può essere dimenticata. Un ultimo sguardo verso un cielo immaginario e una frase bisbigliata fra sé e sé. Un sorriso rivolto verso l'alto e poi, dopo tutta una vita di luce, finalmente il buio.

CITAZIONE
Caldo, gas sulfurei, un cadavere, l’ennesimo, ai piedi, ucciso da un dardo.
Un vecchio folle, un uomo che voleva acquisire più potere di quello a cui era destinato, e che non accettava la sua posizione nel mondo, tipico di un essere inferiore.
Scende l’adrenalina, i pensieri si schiariscono e la mente divaga non più concentrata sul bersaglio da eliminare: aveva appena fatto un salto, con tutto ciò che comporta fare un salto, il proprio piano natale annichilito, e tutti i suoi corrispettivi nelle linee eliminati per sempre.
Questi sono i pensieri che vagano per la testa di Anvara mentre, come giurato, disarma la balestra, liberando dai fermi la corda e liberando i singoli capelli delle megere, per poi staccare il lungo pugnale adattato a baionetta, poi, improvvisamente, un sorriso, mosso da una consapevolezza: aveva contribuito ad estinguere una linea temporale e tutti i suoi pari di tutte le linee, uccidendo un numero infinito di esseri e di elfi, eppure, contemporaneamente, aveva salvato un’altra linea, e tutte le vite dei bersagli di sè stesso delle diverse linee.
Era riuscito ad uccidere alcuni tra i più grandi assassini di elfi di tutte le linee temporali, il sè stesso delle diverse linee, salvando il suo popolo, e ora, nell’ignoranza di tutti, stava morendo, da eroe, salvando la sua specie da un uomo avido.

CITAZIONE
Ci siamo riusciti, tutti quei sacrifici: Aaron, Altea, Chart, Luis, Conrad… Suncross, e poi Thiala, Hulbert e infine Enora; si sono dovuti tutti sacrificare per questo, ma alla fine non sono stati sacrifici gettati nel vuoto, la loro vita è speranza per migliaia di vite innocenti.
Con lo sguardo cerco l’appoggio dalle persone con cui fino a ieri litigavo, ma ora sono la mia sola speranza, speranza che loro hanno già perso.
Forse sono stato troppo duro, ma ora non sarai in grado di chiedere scusa, l’unica cosa che posso fare e cercare uno sguardo con Darek con cui mi sono preso a testate fin troppe volte,
un solo sguardo e un cenno di assenso con la testa
gesto semplice per far capire come nonostante tutto ci siamo riusciti, ma che spero che lui riceva anche come una riconciliazione.
Ora che gli uomini non hanno più speranza, l’unica speranza è in quegli dei che non hanno più bisogno di nascondersi dietro un varco sigillato.

La mano sinistra si serra con il guanto del Dio Giusto che la sigilla,
nella speranza che almeno dopo la morte ci possa essere giustizia.

CITAZIONE
Negli ultimi istanti di vita Cyrus pensa al suo branco, che gli ha fatto capire il concetto di famiglia e di collaborazione, ai suoi genitori, che non è riuscito a conoscere, ma che spera stiano bene, e infine al gruppo con cui ha passato le sue ultime avventure, gli alti e i bassi che hanno avuto, i sorrisi e i pianti che hanno fatto, i litigi e le discussioni avute, e per tutto questo sorride con le lacrime agli occhi pensando che dopo tutto ha avuto una vita stupenda.

CITAZIONE
È proprio in quell'istante che l'orgoglioso leonin comprende che la fine è vicina. Tutto quello per cui è stato addestrato, la profezia, l'esistenza di un intero Piano caricato sulle proprie spalle crolla. Crolla insieme alla sua fede, la sua potenza e quella lava che scende sempre con più vemenza, per un istante prende quasi forma di volto del proprio gemello con due occhi lavici che lo fissano. Un segno? Forse una seconda occasione? Non lo so ma non c'è altra scelta. Decidere di aspettare che la morte venga a sé o abbracciarla e accettare che la morte sia la sua scelta.
Un tuffo lungo un istante ma che il salto sembra eterno. Una strana sensazione di caldo quasi materno comincia avvolgerlo fino al buio eterno, un buio che lo accompagna nel lungo sogno insieme alla sua Dea."

L’eruzione scuote il vulcano, le pareti del camino secondario crollano mentre un’onda di lava spegne le vite di chi, coraggiosamente e incoscientemente, si è fidato di un uomo venuto da un altro passato. Un uomo capace di vedere nel futuro e che ha sacrificato tutti i pezzi necessari per raggiungere i suoi obiettivi. Lo scopritore di un segreto fuori dalla portata di un mortale, troppo debole per poterlo controllare, ma troppo umano per rifiutarne il potere.
L’eccezione dei due Greyanlost è ora sanata con la morte di entrambi e la loro scomparsa da ogni altra linea temporale. Ma questa linea ha visto scomparire in un fiume di lava una delle minacce più pericolose che avrebbe potuto conoscere, a soli quindici anni di distanza dal crollo della civiltà e a soli trent’anni dal collasso della linea. Una vittoria, per così dire, di cui nessuno dei suoi artefici potrà godere ora che sono scomparsi per sempre da ogni linea temporale e seppelliti dalla lava. Il Nephandum non è sconfitto, non si può eliminare un’entità così oscura e antica. Nemmeno gli dei hanno questo potere. Nel suo futuro senza tempo ci sono infiniti genocidi, distruzioni planari, collassi di linee temporali. In questo istante, però, i suoi viscidi tentacoli non possono nuocere a nessuno: non c’è più nessuno nelle vicinanze. Non durerà, qualcuno attirerà nuovamente l’attenzione di quell’ammasso di indescrivibili orrori e l’ennesimo massacro verrà compiuto, in un ciclo infinito che va avanti da prima del tempo.
Ma ora la morte porta la pace a quei viaggiatori. Lontani dalle grinfie di Yordul i loro corpi vengono distrutti dalla lava, i loro tesori sepolti, il loro ricordo dissolto.

È finita.
Davvero.





Un ringraziamento sentito va ai protagonisti di questa storia, coloro che l’hanno vissuta, patita e plasmata con le loro infinite e discutibili scelte. A Dark Twist non sarebbe stata la stessa senza di voi:
Aaron
Anvara
Bedwyr
Beiron
Bruenor
Chart
Constantine
Cyrus
Darek
Erdan
Hagard
Helm
Kaynes
Kenning
Lage
Leai
Luis
Lyssandra
Nilbonus
Otivar
Pierce
Pike
Razdel
Rinner
Rovin
Sbermuz
Shea
Sivik
Traugh
Tulkas
Ulrich
Valar
Zanarick



Where right and wrong merge like fresh blood in the mud
Where faith is just a word and gods are just names
Where fear is so deep you cannot breathe
Look around, that’s where you all fell

Just look around, chocked by despair:
There’s no more light, only fire...
There’s no more kindness, only lies...
There’s no more ideals, only myself...

Time is neither your friend nor your foe
Take a moment to reclaim your thoughts,
To write down your last wills.
For there’s no hope here, just a dark twist.
view post Posted: 23/1/2021, 10:13     Delusion of Victory - La storia a Sessioni
Elderhalm, 27 Xivaskir 750.
Cinque maestri della magia sono posizionati agli estremi di un pentagono. Di fronte a loro, una battaglia insormontabile con i fulcri di un potere incomprensibile, ma in qualche modo loro affine…

Elyen, Alta Figlia della Mano Destra di Helm, si confronta con Azeroth, la lama di Melpheron. Il suo naturale stato di calma apatica di fronte alle catastrofi umane e planari è l’apice dell’influenza di Melpheron, interessato ad alimentare e amplificare le emozioni più forti per poterle assorbire.

Doeth, allievo di Otivar e studioso di magia astronomica, si confronta con il Germoglio dell’Evolutore. Il lato oscuro del rapporto tra Doeth e Otivar, il senso di inferiorità che lo gnomo ha sempre provato nei confronti di un maestro che, a differenza sua, aveva un talento naturale, è una porta aperta per le promesse di potere, crescita e comprensione che Ashana è capace di ordire.

Otorn, uno gnomo dalle origini poco chiare ma esperto di alchimia, si scontra con la Frusta delle Fiere Urlanti. Fare propria la superiorità della bestia, uccidendo e consumando fino ad interiorizzarne alcuni tratti è il suo passato e presente. Il desiderio profondo di controllare il potere delle belve non passa inosservato agli occhi del Leviatano di Carne.

Smirz, Meister Minore dell’Impero di Heironeous ed ex-Cavaliere della Rosa d’Acciaio rimane in attesa, conservando le energie. In quanto artefice della più grande bugia tessuta dall’Impero negli ultimi quindici anni, la sua affinità con il Cantore delle Illusioni è fin troppo evidente.

Thiala, Alta Figlia della Mano Sinistra di Helm, Prima Spezzamagie, affronta l’Urna del Crepuscolo. Il desiderio di comprensione della magia arcana e la ricerca di un’immortalità fuori dagli schemi fanno dell’elfa un bersaglio fin troppo affine alle tensioni del Padrone dell’Arcano.

Sono ore che questi esperti lavorano quando Darek richiama l’attenzione con un segnale di pericolo. La sua posizione per l’imboscata è stata scoperta da due topi psichici, creature predilette dei mind flayer. Lui è qui.
Dalle mura di Elderhalm prende forma la figura del Conciatore, un ulitharid di quasi due metri con sei lunghi tentacoli violacei, perfettamente deforme come solo l’araldo del Signore della Follia può essere. Una maschera da corvo con cinque piume nere adorna il suo petto, un oggetto rubato dal Sacro Reliquiario di Rivermond. Le sue parole viscide rimbombano nelle menti dei presenti mentre li schernisce per il debole tentativo di un’imboscata, prima di rivolgere un’accusa diretta a Enora Landfill:

CITAZIONE
Curioso che tu sia venuta qui stanotte, questo posto ha un peso per te, Enora. Nonostante tutto hai ancora il coraggio di mettere piede in questa lurida città. Ma di tre che mi sfuggivano, uno ha scelto la battaglia sbagliata e gli altri sono venuti al mio cospetto. Finirò qui quello che ho iniziato a Rivermond.

Anvara e Cyrus, dalle loro posizioni a debita distanza, non possono sentire ma intravedono la figura comparsa sulle mura e attendono solo un segnale per dare il via all’attacco. E il segnale arriva forte e chiaro, quando quattro figure rompono la propria invisibilità per completare il richiamo per l’Illithydra. La mastodontica creatura alta più di sei metri strappa il tessuto della realtà e ne esce ruggendo, sette teste che si incrociano l’un l’altra senza dare punti di riferimento e senza mostrare un angolo cieco.

I dardi iniziano a fischiare, e con essi gli incantesimi. I tiratori si dimostrano subito un problema per i quattro illithid, costretti a sfruttare la copertura dell’invisibilità e del buio per evitare di fare una brutta fine. Zanarick si alza in volo sul grifone e affronta direttamente l’Illithydra mentre Darek prende una strada diversa e punta all’ulitharid. Il suo obiettivo rimane lo Specchio. Nel suo scatto in groppa al grifone di Constantine supera un uomo che un tempo rispettava, sir Galer: l’ex addestratore dei Brandiluce apparentemente rapito a Rivermond è caduto fra le grinfie degli illithid ed ora è solo l’ennesima pedina tra le file del Conciatore. Con una certa dose di autocontrollo Darek ha percepito il sentore di una trappola quando l’uomo è comparso all’improvviso dentro Elderhalm, ma vedendo il tentacolo violaceo che spunta dalla base del suo cranio sa di aver fatto la scelta giusta ignorandolo.
Darek perde lo scontro fisico contro il Conciatore, Sir Galer e l’abominio che l’ulitharid usa per spostarsi magicamente, lo Shambler: il grifone precipita stordito dall’onda psichica mentre Darek si trova costretto a mollare l’illithid ed essere trascinato via dallo Shambler, che lo scaglia all’interno delle mura di Elderhalm.

L’Illithydra massacra Doeth sotto gli occhi di Constantine e Rovin, ma la situazione sta cambiando in fretta. Tra le fiamme appare un uomo che i due non vedono da settimane, in stato confusionale e in cerca di risposte: Meister Hulbert di Willfrey. Il meister maggiore rimane un istante di troppo ad osservare Rovin e Galer, fedeli uomini dell’Impero, scontrarsi ferocemente, ma il suo dubbio viene dissolto quando l’Illithydra ruggisce verso il cielo e Galer si spiega in avanti per fiondare il viscido tentacolo verso il petto di Rovin: Hyssiris.
Uno sciame di topi si separa e fa scattare tutti gli incantesimi di allarme disposti intorno al circolo mentre l’ultimo arrivato, Phos, mette in mostra le sue capacità arcane trasportando quattro uomini sulle mura a caccia del Conciatore e posizionando Hulbert al posto dell’astronomo: quel vecchio, atletico quanto lui, deve per forza saperne di magia no? Non può essere un guerriero con quelle braccia rachitiche, sarà un Sebui di questi tempi.

I mind flayer e l’Illithydra vengono massacrati dai tiratori, e solo due illithid non cadono sotto i loro colpi: uno che rimane nascosto dietro al proprio muro di forza, e uno che all’improvviso si taglia la gola.
Ma non c’è tempo per pensare, il Conciatore sembra scomparso. Ogni ricerca sulle mura è vana, Constantine riferisce di aver trovato qualcosa ma dai suoi occhi sbarrati si intravede che qualcosa non va. Allontanandosi dalla fonte del suo trauma, l’ex-Cavaliere intravede un dettaglio fuori posto. Nella follia esplosiva dello scontro, l’animo del Cacciatore prende il sopravvento. È Smirz, la sua testa è piegata in maniera strana e, soprattutto, perde sangue da quattro fori molto evidenti sul cranio. I dardi arrivano in fretta, ancora prima che Constantine impugni la Kenaru e si prepari a colpire. Il cervello di Smirz viene estratto con un suono viscido e il corpo del mago cade a terra senza vita, sostituito in fretta dal Conciatore.
L’ulitharid scivola oltre il corpo e prende parte al rituale per pochissimi istanti, il tempo che serve a Constantine per affondare due volte la lama nel suo corpo e ucciderlo. Lo Specchio viene lanciato dall’altra parte del pentagono, ma la sua postazione opposta è vuota. Senza pensarci due volte e con la determinazione di chi sa di appartenere ad un piano più grande, Phos si addentra nel rituale mentre il Cronomante inizia a sbraitare “NON C’E’ PIU’ TEMPO!”

La notte di lune crescente viene illuminata dal bagliore di un enorme fulmine da ovest, qualcosa di troppo grande per essere naturale: arriva dalla direzione della palude. Phos sta combattendo la sua battaglia, ma qualcosa di strano è accaduto al corpo dell’ulitharid. L’amuleto del corvo si è attivato, coprendo il suo intero corpo con un velo d’ombra impenetrabile, mentre uno spettro abbastanza simile a lui si è alzato in cielo. Gli ordini di Enora sono chiari: distruggerlo prima che torni al suo corpo. Se solo il caos e la tensione di questi istanti non avessero impedito ai combattenti più vicini al velo d’ombra di notare il cambiamento nel corpo dell’illithid, forse sarebbero stati pronti. Forse avrebbero capito.
I dardi iniziano a fischiare nella notte e avvolgono lo spettro in una nube di ghiaccio poco prima che lo spettro sparisca alla vista dei tiratori: una cometa d’ombra attraversa il cielo e atterra e breve distanza dalle baracche in fiamme, l’ombra che lo avvolge si dipana come una luna nera impenetrabile. Otivar Whilain è qui.
E mentre il Cronomante inizia a raccogliere e impugnare gli oggetti all’interno del rituale, dalle fiamme si fanno avanti sei algorith, custodi del tempo e maestri dell’ordine.
Non è ancora finita.


Phos, anima corrotta, servo fedele


…siamo il riflesso terreno della perfezione celeste, come gli angeli servono in armonia in cielo, così noi serviamo in questo mondo…
Nelle tribù ognuno ha un suo ruolo, guidati dai Campioni, simili per valore e forza ai Solar, sotto di loro i guerrieri e gli artigiani, che plasmano e proteggono il nostro mondo, per ultimi i Sebui, troppo deboli per lavorare o proteggere il prossimo, incaricati di servire il Protettore Veedancandra e tenere uniti i clan.

…ognuno appartiene al proprio posto nella scala celeste, ed in questo deve esprimere sé stesso, lontano dalla bramosia di potere degli empi…
In un’epoca in cui la conoscenza e la sapienza sono al servizio del più forte alcuni Sebui hanno iniziato a venerare altri dei oltre al Protettore, sperando in una loro benedizione e nella loro clemenza; molti hanno iniziato a sacrificare ad un essere che si è presentato come signore della conoscenza, tra questi io, diventando suo servo ed acquisendo da lui benedizioni e potere.

…il recinto che ho imposto al mio gregge amato sarà da lui odiato e chiamato portatore di dolore, ma esso è necessario per impedire al predatore di fare razzia e scempio delle loro anime…
I poteri aumentavano, ma assieme ad essi le richieste e la pressione e il comando esercitato dal signore della conoscenza. Alcuni iniziarono a mostrare segni di corruzione tra i più vari e spaventosi, tra chi non era così fortunato da non subire il male, i più felici erano gli abbracciati da una veloce morte, io non ebbi nessuna delle due fortune e la mia luce interiore si spense. Fuggii e tornai al villaggio, chiedendo perdono e salvezza al protettore.

…e anche il malfermo ed il ferito, il malato ed il monco avranno posto in questa scala, un luogo nel recinto, e ognuno riceverà secondo i meriti, lavorerà secondo le possibilità, e faticherà secondo le macchie da mondare…
La purificazione fu lunga, lenta e dolorosa, e non riebbi completamente la mia luce, pur liberandomi dall’influsso del dio; il grosso vuoto, creato e riempito dal dio e dalla sua potenza, venne curato e riempito dal Protettore, che si rese manifesto ai miei occhi, rendendomi suo profeta tra i clan e tra i Sebui ancora dispersi.

…e la roccia che è stata scagliata contro di me per offesa e per ferire i miei protetti sarà purificata fino a diventare gioiello del mio regno, testimone che splende della mia luce…
Una mattina, mentre meditavo, un falco del sole si fece vicino, lasciandomi in mano un’ametista, proveniente dalla collana del Protettore, poi il buio, poi il freddo dell’inverno, della pietra e la voce dei figli della foresta…


Non le serviva altro. L’incursione non era stata perfetta, ma aveva portato a termine il suo compito. Il fato le ha dato questa opportunità, uno spiraglio di vendetta. Nella caverna umida, nascosta nei meandri della palude, la Strega dell’Acqua attende la luna. Sul rozzo altare di pietra coperto di simboli sanguinanti c’è un anello d’oro, l’ultimo pezzo di uno schema più antico. Al suo fianco giacciono i resti di una corona d’argento spaccata in tre pezzi e una sfera composta da filamenti metallici che, come braccia, si stringono attorno ad un nucleo centrale.
Era risaputo dalla congrega che l’inizio di un nuovo ciclo lunare fosse un transiente di potere e ora sta per compiersi la sua liberazione: lì, immersa nei simboli sanguinanti del rituale, la Strega dell’Acqua è pronta a richiamare il solo potere che potrebbe salvarla. Rangda, l’Abissale Regina delle Megere.
La lama elfica che la Strega impugna risuona di un potere che le è costato caro. Come previsto, il sangue di Thiala estratto dal fango di Suncross non è stato sufficiente per poter utilizzare la spada. Ha dovuto sottoscrivere un contratto, un lungo ed elaborato accordo per ottenere ciò che le serviva. Ma ora, con l’arma in una mano e la piccola spilla dorata nell’altra, è pronta. I vincoli di Rangda verranno sciolti e con essi anche i suoi. Potrà riavere la sua libertà, il suo dono, la sua vita. Quella ragazza sepolta da troppi secoli nel fango, Seraphine, potrà tornare a vivere.

E potrà vendicarsi.




INSPIRATION

Ad Anvara, per aver trovato il coraggio di immolare Blaskaldr per una causa più grande: 1 voto

A Constantine, per aver cancellato l’ennesimo incantesimo problematico silenziando il “Conciatore”: 1 voto
view post Posted: 11/1/2021, 00:35     No rush to die - La storia a Sessioni
26 Xivaskir 750 D.B.

L’attacco a Suncross si è ormai spento, la capitale è caduta. Lo spostamento delle immense forze della Volpe ha messo in moto una serie di reazioni a catena che hanno gettato il mondo nel caos.

Con il vento a favore la Vendicatrice ha fatto il suo ingresso al largo di Port Rynn e, seguendo la Disgrazia dell’Ade, hanno lanciato l’assedio a Mudhaven. L’esercito è asserragliato in città e i pochi feriti sopravvissuti da Port Rynn hanno trovato riparo all’interno. Sir Balasar, vecchio commilitone di Constantine, è tra questi. Uno gnoll ha provato a portarsi via la spalla già ferita in passato, ma l’uomo respira ancora. Questo è uno scontro che potrebbe durare giorni perché Mudhaven non cadrà tanto facilmente, ma non ci sono rinforzi che potrebbe sopraggiungere: l’Impero è ormai in rovina. La stessa Whitborn, un tempo punta di diamante che difendeva il confine sulle Terre Impure, è ora in uno stato di allarme a causa dell’intensificarsi degli attacchi dei rampicanti. Padre Percival è stato messo alle strette e costretto a far rientrare le persone nelle cerchie più interne della città sotto l’assalto rinnovato di Ashana.
La notte ha portato via anche Meister Erucis Lorr: la giovane sacerdotessa si è sacrificata insieme ad un manipolo di soldati per impegnare gli uomini di Capitan Norton ai Giardini Reali.

La guerra civile a Khig Moldur peggiora ogni giorno che passa, la Guardia del Clan è divisa e la popolazione batte sui portoni della Montagna Eterna in cerca di risposte e di vendetta. L’enorme misto di rabbia e dolore che si alza come un grido disperato da Khig Moldur viene accolto con gioia dalle Serpi, oramai completamente insediate nel Consiglio dei Clan.

Perfino qui a sud ci sono stati degli sviluppi durante la notte: una serie di omicidi e “suicidi”, principalmente elfi che avrebbero preferito allontanarsi dal piano e scappare nella selva, mirati a destabilizzare la situazione politica di Synhail, Everwood e Ylleanore. Infatti, centinaia di persone sono partite in giornata alla volta di Weetheas.
La capitale del regno, già sovraffollata, ha chiuso le porte su consiglio della Mano Sinistra di Helm, e ora il Principe si trova per le mani un principio di rivolta.

Perfino Arfen ha subito un attacco diretto, un manipolo di yugoloth guidati dall’Arcanaloth che dà la caccia a Thiala. Non ci sono state conseguenze dirette, ma è stata una mossa di potere. La vetrata della Sala di Vetro è annerita dall’esplosione di un incantesimo: l’immondo ha voluto dimostrare che può arrivare a pochi passi dal più grande segreto custodito dai Sacerdoti della Mano Sinistra di Helm, impunito.

Seduti per l’ultima volta intorno al tavolo in vetro, i membri di quest’infida, disperata resistenza cercano di decifrare le restanti pergamene di Greyanlost. L’alchimista Otorn e l’astronomo Doeth, due gnomi che collaborano con i Sacerdoti, sono con loro. Bisogna attirare il Conciatore e il piano dello scomparso Sybrien è audace: attirare l’ulitharid in una trappola, sfruttando il mind flayer catturato a Rivermond sei settimane fa e intrappolato sotto il tempio. Non sembrano esserci alternative.
Greyanlost. Sembra che il vecchio mago avesse le idee abbastanza chiare su come individuare il momento e il luogo preciso in cui questo rituale andasse portato a termine. Quando Doeth conclude i conti e inizia a indicare punti su mappe, calendari e tracciati astronomici, l’adrenalina sale in fretta.

Domani notte, 27 Xivaskir.

Elderhalm.



CITAZIONE

Freddo, un freddo umido. Ha piovuto durante il giorno, ma non è questo l’odore che lo ha condotto qui. Qualcosa deve succedere, l’aria vibra come carica di energia da ore. Non sarebbe uscito dalla sua tana altrimenti. E ora, in attesa di capire cosa stia per accadere, l’uomo osserva. Figli di Heironeous caduti nella corruzione, sospinti da qualcosa di troppo grande perché possano comprenderlo: stanno per dare alle fiamme una giovane mezzelfa che è molto più di quanto non dimostri. È una strega? Difficile dirlo. Ma conosce qualche trucco, si.
L’uomo è in grado di leggere sul suo viso che sia in attesa di qualcosa, non è spaventata, sembra in controllo della situazione. I suoi occhi sono fissi sull’uomo che parla, proclamando le sue accuse.

Ecco di nuovo quell’odore. Forte, intenso, esaltato dalla pioggia. Sotto un cielo senza luna, qualcuno è arrivato a Elderhalm. Sei figure umanoidi, proprio come lui. Non esattamente come lui, ammette, mentre il suo fluido cerebrale riporta alla luce il ricordo del suo tentativo di riprodurre un sorriso. Inutile sotto ogni aspetto. La ragazza inizia ad agitarsi, questo non lo aveva previsto. Ma quello che sta per accadere è semplice da intuire, soprattutto quando hai capito che gli uomini sono bestie semplici e il tuo fluido cerebrale lavora in maniera ben più efficiente del loro gustoso cervello. Ogni mortale che ha assaggiato è cresciuto con le storie delle principesse salvate dai cavalieri valorosi, e la sua mente inizia a lavorare in anticipo. Sfruttando la distrazione generata dai nuovi arrivati, l’uomo incrocia lo sguardo della mezzelfa e la sua psiche aliena fa il resto. La sua compulsione fa presa incredibilmente in fretta sulla mente spezzata della creatura, che lo osserva allontanarsi in un vicolo e sparire tra le ombre.
Urla, grida, incantesimi, dardi. Lame che si incrociano, una fiammata. Un’altra fiammata ruggente, il cielo diventa verde per un istante. Se il suo fluido cerebrale potesse cogliere l’ironia, magari sorriderebbe alla vista di un tiefling che attraversa le ombre e le fiamme per salvare la “strega” sotto gli occhi dei Cacciatori di Heironeous. Ma stanno correndo nella sua direzione, è questo che conta. Una porta lasciata aperta, una botola sotterranea. Trenta metri di vantaggio sono sufficienti quando chi hai alle spalle deve guardarsi dai propri inseguitori. In stato confusionale la ragazzina li sta conducendo da lui. Ma uno è scappato. Deve osservare, capire, sapere. E ogni viaggiatore potrebbe essere la chiave. Sotto l’illusione un tentacolo si piega come se stesse assaggiando l’aria, e l’immagine delle ragazzine trattenute alla villa da quell’uomo sconsiderato con la spalla ferita fa presa nella mente della mezzelfa. Ma bisogna cogliere le occasioni che la casualità del multiverso offre. Con un piccolo sforzo addizionale, la creatura che verrà conosciuta come il Conciatore aggiunge alla mente della changeling l’immagine di Hervyn, e lascia che il cervello della ragazzina tappi i buchi. Gli elfi sono una spina nel fianco da anni, è il momento di passare al contrattacco.

Quell’odore. Quell’odore è la chiave. Il rumore di fondo che sente da anni si sta intensificando, e sembra sul punto di culminare. Mancheranno pochi cicli di questa luna ormai. L’unica cosa sicura è che i suoi poteri stanno crescendo, l’abbraccio del Signore della Follia si fa sempre più forte. E il Cantore delle Illusioni è qui, stanotte. I suoi occhi sono fissati su quell’elfo… Perché?
view post Posted: 5/1/2021, 16:24     End of the Line - La storia a Sessioni
CITAZIONE
Appostata sul tetto di una villa, la Cacciatrice osserva le strade che si snodano sotto i suoi occhi. Migliaia di goblinoidi le invadono, calpestando i resti della civiltà e appiccando il fuoco senza ritegno. Il caos regna sovrano quasi ovunque. Un piccolo manipolo di uomini di varie razze, seguiti da un centinaio di goblinoidi e un enorme gigante delle colline, si fa largo correndo tra le strade: sono diretti ai Giardini Reali, dove un gruppo di uomini già morti li attende. La sacerdotessa dai capelli chiari e i suoi compagni stanno cercando di portare a termine un qualche rituale magico nel bel mezzo della battaglia, ma non hanno speranza di riuscirci. Norton e i suoi sono a poche centinaia di metri ormai, e dalle retrovie parte una sfera di fuoco che impatta i cancelli dei giardini e li scardina. Quella creatura che cerca di passare come uno gnomo sorride di fronte al potere inarrestabile della sua magia, mentre estrae qualcosa da un fodero alla cintola. Un taglio veloce sull’avambraccio, il sangue misto alla pioggia che cola lentamente sulla vecchia lama, e il riflesso limpido del metallo lucidato prende il posto dei colori scuri della ruggine. La lama beve avidamente del suo sangue, e sembra ritornare allo splendore di un tempo.
La ciurma della Drago Nero entra nei giardini senza rallentare seminando panico e distruzione. Norton è già deformato, il suo corpo umano ha lasciato spazio ad una figura alta quasi quattro metri con la pelle rossastra, e scaglia fulmini in ogni direzione. Akros e la sua abominevole cavalcatura sono al suo fianco, insieme a Klarthoc, il dragonide. Fiamme e acido saturano l’aria in pochi istanti, prodotti dalle fauci delle creature e dalla magia di Shazias e Buio. La dragonide e la tiefling, compagne di innumerevoli massacri, danno spettacolo incutendo timore nei cuori dei cavalieri con lingue di fuoco biforcute che sembrano gridare come in preda ad una furia omicida. E infine Grerbath, l’elfo. Coperto dalle ombre e dal caos delle fiamme si lascia alle spalle una scia di cadaveri uccisi con artigli, zanne, placche ossee, spuntoni, aculei velenosi, codate possenti o corna: ad ogni passo il suo corpo si adatta, acquisendo i tratti della bestia più adatta per fronteggiare il nuovo nemico.
L’arco della Cacciatrice si tende, mirando all’elfo: per un istante, il desiderio di abbattere la mostruosità creata da Tzanaar fa presa nel suo cuore. Ma ha una sola freccia e sa di doverla usare bene. E, in silenzio, attende. La pioggia non la disturba, il suo mantello la protegge da questo e altro. Quella sacerdotessa non sembra voler mollare la presa, combatte come se fosse in attesa di qualcosa… sta prendendo tempo!
Una colonna di luce illumina la notte da nord-est per un solo istante, ma è sufficiente per capire. E anche Norton capisce: un’imboscata, ma non per loro. Per Capitan Ward. Richiamare le sue forze nella frenesia della battaglia è praticamente impossibile, e la sacerdotessa lo sa bene. Ad un suo ordine i Cavalieri iniziano a scagliare fiale di acqua santa sugli avversari, facendoli imbestialire oltre ogni controllo. “Il Capitano se la caverà anche senza di me”, pensa Norton, “ora ammazziamo questa puttana imperiale”. Un grifone si alza in volo dal tetto di una casa vicina con un grosso barile di legno stretto fra gli artigli, e la sacerdotessa prende la mira. Un dardo di luce impatta il barile mandandolo in mille pezzi, mentre una pioggia di acqua santa inonda la ciurma della Drago Nero. L’esplosione è talmente violenta che alcune gocce raggiungono la cacciatrice, picchiandole sulla spalla.
“Ora o mai più”, pensa la creatura.
L’arco si tende, la freccia perfettamente allineata. Gli occhi si chiudono per breve un istante concentrandosi sul colpo. Quando li riapre, brillano al buio. La freccia fende l’aria, solca la notte di Suncross e colpisce la cavalcatura di Akros dietro la corazza frontale, affondando per venti centimetri nella carne. L’abominevole creatura stramazza al terreno, e il tiefling con lei. Costretto a difendersi da terra non fa in tempo a notarla ma lo stesso non si può dire per Vuk, e la Cacciatrice lo sa. Cinque. Il comignolo dietro cui la tiratrice si nascondeva collassa sotto il peso di un enorme demone infuriato che annusa l’aria in cerca della preda. Quattro. La testa da montone contrasta molto con le fauci canine, ma la Cacciatrice ha problemi ben più pressanti. Tre. Ruggendo contro il cielo senza luna, il demone richiama i suoi poteri più oscuri. Due. Gira la testa di scatto, l’ha sentita. Uno. Ma ormai è tardi.
Zero.
Il tetto viene spaccato dai rampicanti, collassando sotto il peso della bestia e facendola cadere per una decina di metri fino in mezzo alla strada. Parte dell’edificio le cade addosso ferendola gravemente. Ma soprattutto, appena si rimette in piedi, la Cacciatrice è svanita.

Quando la pioggia inizia a scendere copiosa, il morale, già basso, precipita. La notte senza luna si fa ancora più scura ora che le stelle sono coperte, e le ore scorrono lentamente. Appostati sulle mura, Anvara e i migliori tiratori della Foglia scrutano le fiaccole dell’orda che tremolano sotto la pioggia. Una dopo l’altra le ore della notte scivolano via, interrotte solo dai rintocchi della campana della Cittadella e da un evento a ridosso dell’alba. Un lampo di luce, un’ombra gettata sul portone est di Suncross, poi un ruggito. Il grifone di Constantine si avvicina abbastanza per vedere un rakshasa appostato nell’ombra della torre e un corpo penzolare lungo la parete in pietra. Appeso per il collo e ad un passo dalla morte c’è Conrad, maestro di Constantine e uno degli ultimi Cacciatori dell’Impero. Il volto tumefatto e le numerose ferite dimostrano come abbia lottato fino alla fine, ma le parole di Meister Hulbert risuonano più vicine che mai nella testa di Constantine: “nessun mortale ragiona con più cicli di un rakshasa”. Nemmeno Anvara, nella sua previsione che l’immondo stesse prendendo tempo. Nemmeno Conrad, evidentemente caduto in una trappola crudele.
Zanarick e Constantine decidono di lasciare che Conrad muoia e che il rakshasa abbia campo libero, troppo concentrati sull’orda che si è messa in movimento. Un secondo ruggito scuote le prime luci dell’alba ma lo scontro è iniziato. Se Edric riuscirà a trovarlo ogni possibilità di parlarci andrà in fumo, ad ascoltare Thiala. Un maestro lasciato morire, il percorso di una vita intera perso per sempre, tutto per rimanere aggrappati a quell’ultima speranza. E poi, il segnale arriva.

L’uomo deforme che Thiala si porta appresso apre il portale e in un istante lo scontro infuria. Darek è il primo a comparire oltre il portale, lasciando che l’ira e l’adrenalina portino via l’immagine dell’ennesimo innocente sacrificato per un bene superiore. Dardi e incantesimi fischiano da ogni parte in un’imboscata che poteva essere un perfetto esempio di guerra lampo, ma così non è. La preparazione della ciurma di Ward è elevata, il loro supporto magico è invidiabile e, sebbene i migliori agenti della Foglia arrivino ad un passo dal ribaltare lo scontro, le risorse di Nelrindrin dicono il contrario. La stregona viene investita da una nebbia protettiva che tiene al sicuro sé stessa e i compagni, e in un battito di ciglia la situazione sembra sul punto di ribaltarsi.
Constantine viene abbattuto in volo, Razdel si lascia sfuggire la possibilità di scagliare il lizardfolk ferale nel fuoco infernale di Katrin, Zanarick e Cyrus decidono di allontanarsi dallo scontro per seguire Thiala. La ragazza mandata a morire si trova sola, e i suoi avversari sono senza pressione. Quello stesso scatter che l’aveva mandata a un passo da Ward la allontana, facendola comparire a mezzo metro da Kajit. E perde definitivamente il controllo. In una fiammata enorme Katrin viene cancellata, il muro di Suncross già indebolito crolla portandosi via Kajit e il grifone di Zanarick. Al posto della ragazza rimane solo una frattura magica, dovuta al sigillo che ha trasformato il suo fuoco nel più letale fuoco infernale.
Colpo su colpo lo scontro procede: Sivik fa il suo ingresso condensandosi direttamente dall’acqua piovana e impugnando lo shamshir di Thiala, i tiratori sono costretti a spostarsi a causa dell’orso che carica a testa bassa, Kajit si ritrova faccia a faccia con Rhuak e il lizardfolk non gli lascia scampo. Con le fauci insanguinate dal sangue dell’elfo, Rhuak prende subito di mira un Constantine pesantemente segnato da quasi trenta metri di caduta. Razdel soccombe sotto i colpi degli avversari ed è Goramur, la mezzorca, a porre fine alle sue sofferenze in un lampo di forza magica che mette in difficoltà anche Darek e Constantine.

Le perdite iniziano a pesare da entrambe le parti, e l’arrivo di Sivik non ha migliorato la situazione: impegna a fondo le risorse di Thiala per gestirlo, e il pesante medaglione dorato che ora Ward ha al collo potrebbe sbilanciare lo scontro. Quel medaglione, sconosciuto a tutti i presenti, trasforma Ward in una belva mai vista. Il corpo di un orso ma il dorso di un porcospino da una tonnellata e mezza, e tutta la ferocia dell’Araldo di Tzanaar. Il corpo grigiastro di Black Fox si deforma e attacca, manipolando la frusta con i denti e artigliando ogni nemico entro portata. Resistere al potere della Frusta delle Fiere Urlanti è spesso impossibile, e perfino Darek si trova a dover chinare il capo di fronte ai comandi di Ward.
Serve il grido infuriato e sotto pressione di Thiala per riportare tutti sul vero piano, strappare la frusta a Ward. Darek e Namar, come una creatura sola, provano a sfilarla dai denti del savager ma nulla sembra in grado di competere con la forza bruta dell’Araldo: la frusta si ancora alla sua pelle e non si muove dalle sue fauci. Al che, contro la forza bruta della natura, subentra l’intelligenza. Darek strappa i lembi di pelle a cui la frusta si era avvinghiata e la avvolge intorno alle proprie braccia, mentre Cyrus scaglia una lancia con incredibile precisione mirando e colpendo gli occhi della creatura. Il tentativo successivo, per una combinazione di disperazione e fortuna, ha successo. La frusta scivola fra i denti di Ward e finisce nelle mani di Darek. È il momento di fuggire. Inseguito nel portale invertito da Ward, Constantine e Rhuak, Darek si ritrova con la frusta fra le mani e Ward infuriato che tenta di farlo a pezzi. Mentre Anvara e i tiratori se la stanno vedendo con un orso infuriato che ancora non sa di non avere speranze, l’ex Brandiluce viene messo alle strette e impugna finalmente la frusta, attaccando la belva. Con i suoi compagni in pericolo e il piano a rischio, compie una scelta. Prende un colpo a nome di tutti, sceglie di sacrificarsi. E attinge al potere della frusta: piegato dall’immenso potere del Leviatano di Carne, Ward si rannicchia a terra sotto il comando della frusta dentata.

Gli elfi arrivano portando con sé i resti di Kajit e di Razdel, seguiti da Thiala, Cyrus e Zanarick. Poi Constantine, nel tentativo di tenere a bada Ward, commette un errore fatale. La proiezione dei suoi ricordi, amplificata dalla magia e dallo stress a cui la notte l’ha sottoposto, prende la forma di Luis. Il guerriero, impugnando una versione spettrale della Kenaru, attacca Ward da un angolo inatteso. E la mente del pirata, spezzata dalla trasformazione, cede. Due fendenti letali, degni del miglior Luis, abbattono Ward. Il pirata crolla a terra riassumendo quell’aspetto grigiastro e cornuto che aveva all’inizio dello scontro. E il morso pungente della fame fa presa su Darek.
Tzanaar, senza più un araldo, trova nello spirito iracondo dell’ex Brandiluce il successore perfetto. Ma non c’è più tempo. Una raffica di colpi e incantesimi da ogni direzione spezza Darek, la frusta viene strappata dalle sue mani, e l’incantesimo di teletrasporto va a compimento.
Sotto la pioggia rimangono Darek e Arana, una delle agenti sotto il comando di Anvara. Da una distanza di sicurezza di alcuni metri Arana scocca una freccia contro Darek, ma manca il bersaglio. La freccia si conficca tra i piedi dell’uomo, fuori di diversi centimetri. L’uomo osserva la freccia, ancora intontito dagli ultimi dieci secondi della sua vita. E Arana sfrutta questa distrazione volontariamente creata per coprire quei metri e colpire il Brandiluce ad una tempia con il piatto della sua lama.

Appena l’uomo cade a terra l’elfa inizia a trascinarlo con fatica nel fango, il più lontano possibile dal punto in cui Sivik ricomparirà. Un’estrazione arriverà, spera.
Dietro di loro, la città brucia.
Suncross è caduta.

E non è sola.


INSPIRATION

A Constantine, per aver silenziato prontamente lo stregone prima che uccidesse lui e Darek: 1 voto

A Darek, per averci messo la faccia contro Ward nel tentativo di strappargli la frusta: 2 voti

L’ispirazione viene assegnata a Darek.

Edited by Dungeon Master ADT - 11/1/2021, 00:34
view post Posted: 29/12/2020, 15:06     For a Greater Purpose - La storia a Sessioni
22 Xivaskir
Thiala
Yrathea
Anvara
Constantine
Cyrus
Darek
Razdel
Zanarick
e infine, Edric.

Un consiglio di guerra riunito intorno alla mappa di Suncross e dintorni: un giorno perso nel nulla, un assedio da perdere strategicamente, una ciurma affiatata da scardinare, un nemico temibile all’orizzonte, una minaccia incomprensibile che si annida in città come un cobra in attesa. Decine di variabili, centinaia di possibili risultati, migliaia di uomini e bestie in campo. Magia, zanne, spade, artigli, dardi, corazze. Le ore scorrono inclementi, interrotte a malapena da elfi che periodicamente bussano alla porta e lasciano cibo e bevande calde alla porta. È spesso Darek ad alzarsi e recuperare i vassoi per tutti, concentrato sulla battaglia in arrivo ma innaturalmente attento al sostentamento delle persone che ha intorno. Il buio che cala velocemente su Arfen non arresta la preparazione, anzi. Alla luce chiara degli incantesimi di Thiala e Yrathea i nove mettono a punto quella che potrebbe essere l’unica speranza di uscirne con la frusta in mano.
Cyrus e Anvara sono in piedi, in disparte, a fissare confabulando una zona più centrale della mappa cercando di farsi un’idea sulle linee di tiro. Zanarick tiene stretta in pugno la mappa di Suncross tracciata da Conrad, il Cacciatore che sta inseguendo un rakshasa dentro la capitale. Razdel guarda di sottecchi Thiala e Yrathea che stanno tracciando un sigillo su un pezzo di pergamena: sarà il settimo o l’ottavo tentativo ma l’Alta Figlia non sembra essere soddisfatta. Edric, in piedi di fronte alla mappa, impugna la piccola torre di legno che rappresenta la Gabbia Maledetta. I suoi occhi si fermano, trattiene il respiro per un secondo, poi inizia a spostare i pezzi sulla mappa. Cala il silenzio, mentre in momenti diversi tutti intuiscono cosa sta per succedere. Gli sguardi di Constantine e Darek si incrociano ai lati opposti del tavolo di vetro, e poi ricadono entrambi sulla piccola torre di legno che l’elfo ha appena appoggiato sulla porta nord-est della capitale. Il resto delle forze dell’Orda è ora dispiegato dentro Suncross. Gli occhi di Anvara saettano verso l’altra piccola costruzione in legno, la Drago Nero. Thiala interviene, prendendola dalle mani di Edric, e posizionandola presso i Giardini Reali di Suncross. Poi punta la cittadella, preleva il segnaposto di Miss Erucis e di diversi Cavalieri e Sacerdoti, e li sposta in blocco ai giardini.
Infine, Edric ammassa tutti i civili presso le due porte a ovest. E il piano è concluso.

L’Orda
Capitan Ward “Black Fox” Rotland e l’intera ciurma della Gabbia Maledetta (8 uomini)
Capitan Garland “Scagliatuoni” Norton e l’intera ciurma della Dragon Nero (6 uomini)
450 gnoll
45 gnoll tenenti
9 gnoll capitani
9 gnoll sciamani di Tzaanar
1 gnoll comandante
2000 goblin
500 worg
200 goblin tenenti
40 goblin capitani
40 goblin sciamani
1 goblin comandante
300 hobgoblin
30 hobgoblin tenenti
6 hobgoblin capitani
6 hobgoblin incantatori
1 hobgoblin comandante
300 bugbear
30 bugbear tenenti
12 bugbear capitani
1 bugbear comandante
12 giganti delle colline
1 gigante delle colline comandante
100 Cantamorte
70 Famelici
50 Famelici infetti
30 Bruti


L’Impero
Centro di comando della città: Sir Rainer (Brandiluce di 1° ordine), Miss Erucis Lorr (meister minore), Capitano Artemis (capitano Cercafiamma)

Meister Smirz (meister minore)
Sir Abed, Lama Sacra di 2° ordine
Sir Thoros, Lama Sacra di 3° ordine
Miss Minodoria, Brandiluce di 2° ordine
Sir Dragomir, Brandiluce di 3° ordine

1 Cavaliere Angelico di 1° Ordine
4 Cavalieri Angelici di 2° Ordine
10 Cavalieri Angelici di 3° Ordine
50 Arconti maggiori
100 Arconti
200 Paladini
300 Guerrieri Puri
1 Sacerdote Radiante di 1° Ordine
2 Sacerdoti Radianti di 2° Ordine
5 Sacerdoti Radianti di 3° Ordine
10 Priori Virtuosi
30 Priori
100 Chierici
250 Adepti Sacri
500 Iniziati

Con l’aggiunta di 200 Risvegliati, tra cui 3 Esarchi Risvegliati
view post Posted: 17/12/2020, 16:13     A Despicable Gesture - La storia a Sessioni
Un fruscio.
Yrathea si alza in piedi, rompendo il cerchio di creature.
Un battito di ali esplosivo, gli artigli che strisciano sulla pietra.
La sfinge afferra una pesante cassa di metallo con una sola zampa e la scaglia a piena potenza contro l’elfa. L’impatto è quasi assente, la Sacerdotessa vola per diversi metri prima di atterrare in acqua sotto la cassa, iniziando ad affondare. Poi Veedancandra sbatte un artiglio a terra, sogghignando, e la scena cambia.
Il fondo di un cratere, rumori di battaglia, esplosioni, grida. La puzza di carne bruciata, mangiata dall’acido. La luce verdastra emessa dai fluidi che si stanno riversando nel cratere. Forme melmose prendono forma dall’acido e dalla superficie rocciosa, iniziando ad avanzare verso i sette. Una creatura con tentacoli di melma inizia a scagliare incantesimi. Le domande sono molte, ma non ci sono dubbi: questo non è il Piano Astrale. Difendendosi come possono, Darek e Constantine gridano verso la sfinge cercando di capire cosa stia succedendo, ma la maschera di Veedancandra è ancora una volta impenetrabile. Sono attimi di confusione, tra sfere di acido bollente e melme capaci di diventare dure come la pietra. Poi la sfinge si rivolge direttamente a Darek con la prima di una serie di frasi incomprensibili. Quasi in trance, la sfinge recita:

CITAZIONE
“Ha provato ogni cosa per sovvertire le leggi, e la logica arcana gli è sfuggita di mano senza che se ne rendesse conto”

Poi, ritornando al suo tono aggressivo, aggiunge: “Davvero credevate di poter venire nella mia tana e uccidermi? Idioti, ora rimarrete qui per sempre!” – prima di scomparire sotto lo sguardo preoccupato dei due ex-cavalieri. Ma quando gli occhi di Constantine si fissano su quelli blu zaffiro di Darek, il paladino sa che sta per succedere qualcosa di imprevedibile. Lo sguardo di Darek abbraccia tutti i compagni, e in un lampo di luce i sei si ritrovano ancora una volta sottoterra, nella tana, circondati da melme e tra le grinfie di un Veedancandra stupito e infuriato. Senza pensarci due volte l’ex-Brandiluce si getta in acqua dove ha visto volare la sacerdotessa, sperando di essere ancora in tempo. Poi, Veedancandra attacca.

CITAZIONE
“La porta era troppo stretta, nessun uomo poteva attraversarla completamente”

Confrontarsi con una sfinge alta tredici metri non è un’esperienza che molti possono raccontare. Quando le zampe mastodontiche artigliano per uccidere, c’è poco che le pesanti armature e gli scudi possano effettivamente fare. Circondata, la sfinge dimostra di poter sfruttare tanto le sue ali quanto la sua capacità di teletrasportarsi per non essere messa all’angolo. Ma non ha fatto i conti con un gruppo di persone potenti e disperate. Scrollarsi di dosso Razdel diventa una sfida personale che la sfinge sembra perdere, visto che il tiefling continua a sbucare da ogni angolo finendo aggrappato alla sua pelliccia.

CITAZIONE
“Un lampo attira l’attenzione dei predatori, non solo delle prede”

Quando Darek riporta a coscienza una tramortita Yrathea e i due ricompaiono in superficie, la sacerdotessa richiama le ultime forze magiche mettendo in cielo tutti gli alleati più vicini, ma mette in chiaro a tutti una verità preoccupante: se la sfinge muore, il corpo sparisce. È un celestiale, in fondo. La pelle dovrà essere strappata mentre la sfinge è ancora viva.

CITAZIONE
“I sensi di colpa smuovono le montagne, a quanto pare”

Riposti archi, balestre e qualsiasi oggetto appuntito, il nuovo piano diventa quello di scuoiarla mentre ancora le batte il cuore. I ruggiti terribili della sfinge rallentano la violenta presa di posizione del gruppo, ma non riescono ad arrestarla. Colpo dopo colpo, le asce e le lame incidono la pelle mentre Darek e Cyrus, appesi sulla sua schiena, fanno il possibile per strapparla centimetro dopo centimetro. Nella foga dello scontro alcuni affondi fanno fuori bersaglio incidendo direttamente il Manto sotto lo sguardo preoccupato di Darek, ma l’intervento provvidenziale di Constantine gli permette di guadagnare tempo: mentre l’ex-Cavaliere richiude le ferite sulla pelle viva i compagni impegnano la sfinge e, quando Constantine conclude l’opera, due colpi diretti con la Kenaru tranciano gli ultimi lembi di pelle ancora attaccati alla sfinge. L’ultimo brandello di parole viene sputato fuori tra il sangue e il dolore.

CITAZIONE
“Ci sono segreti che devono rimanere tali”

Un atto orribile, una crudeltà inaudita ed imperdonabile. La sfinge, privata del nucleo del suo potere, viene sommersa dagli anni vissuti e muore, richiamata ai piani superiori ma costretta a vagare in un limbo terribile in attesa che il Varco venga riaperto. Le conseguenze sulle anime dei presenti saranno indelebili, macchie impossibili da dimenticare. Le carte che custodiva esplodono fuori dalla scatola in legno, rovesciandosi per la maggior parte in acqua ma non del tutto: otto carte volano attraverso l’aria e atterrano intorno ai tesori. Ma ci sono problemi più urgenti, come la scomparsa della gabbia che occultava il posto e reggeva il soffitto.
Massi delle dimensioni di una piccola legnaia iniziano a staccarsi dalla roccia, stalattiti appuntite come lance affondano nel terreno spezzandosi solo in parte. Yrathea inizia a tracciare il simbolo a terra ma un minuto è lunghissimo quando il cielo ti sta letteralmente piovendo in testa. Razdel è costretto ad un paio di schivate veloci che pochi altri presenti sarebbero stati in grado di effettuare con successo e rimanendo illesi, ma una forza misteriosa sembra proteggere i sette. Yrathea, ancora tramortita dopo essere stata presa di mira da Veedancandra ed aver visto la morte in faccia, traccia le linee con due mani in contemporanea, quasi senza guardare.

Poi, l’acqua del lago inizia a tremare. Coperti di sangue e tramortiti da uno scontro fin troppo violento, i sei stringono le armi e si dispongono intorno alla Sacerdotessa. Un istante più tardi una decina di geyser buca la superficie dell’acqua per riversarsi sull’isolotto, consolidandosi in un gruppo di elementali dell’acqua sotto la guida dello spregiudicato mezzelfo. All’apparenza immutato rispetto al passato, una carta da gioco ancora conficcata di traverso nel petto, Sivik danza fra i massi in caduta libera quasi come se sapesse dove cadrà il prossimo, poi si ferma. Occultato da un masso, il mezzelfo raccoglie una carta da terra. Lo stesso, innocente gesto che ha garantito nuova forza a Cyrus pochi secondi prima. Ma ciò che Sivik si ritrova tra le mani, purtroppo, non è dato saperlo.

Circondati dagli elementali e con Yrathea sul punto di concludere, i sei si preparano a combattere. Darek butta giù una fiala consegnatagli dall’elfa, con la certezza che “metamorfosi rapida in qualcosa di grosso e che vola” sia ciò che serve e, sotto lo sguardo attonito di alcuni dei presenti, assume l’aspetto di un diavolo della fossa. I quattro metri di altezza di questa creatura, coronati dalle braccia muscolose e dalle possenti ali, permettono a Darek di afferrare uno di quei massi enormi e di usarlo per livellare a terra l’elementale più vicino senza grande sforzo. Un singolo dardo di Meyana, invece, rimuove l’altra minaccia più vicina. E quando il mezzelfo fa capolino da sopra il masso, Yrathea chiude il cerchio e i sette scompaiono.

Ma le sorprese non sono finite. Ad Arfen, Meyana scompare lasciando al suo posto uno sconosciuto che dice di chiamarsi Anvara, un eladrin ben poco socievole che nei primi dieci secondi insulta le linee di sangue di tutti i presenti, Yrathea compresa, prima di allontanarsi in direzione della Sala di Vetro. Poi Zanarick realizza che un’altra situazione ha preso una piega strana: la maculazione del suo pelo sembra essersi spostata verso il centro del petto, come se emanasse direttamente dal suo cuore. Una strana visione più tardi – dove un rakshasa immerso nei vicoli di una città subisce un destino simile seppur diverso – Zanarick attraversa a lunghe falcate le scale che conducono al piano terra. Constantine e Yrathea camminano fianco a fianco parlando sottovoce almeno finchè, come spesso accade, l’elfa non perde la pazienza e lascia indietro il paladino. La Sala di Vetro, dove Thiala aspetta tutti per capire come muovere le ultime mosse in questa guerra disperata, li attende. Le strade di queste persone, e il destino di tutti gli abitanti di questo multiverso, sembra passare da quella Sala.

CITAZIONE

Con gli occhi fissi sulla neve che cade pigramente, un’elfa si appoggia al muro persa nei suoi pensieri. I capelli rossi le cadono sulle spalle coperte dal mantello a bande scure, le occhiaie pesanti si mescolano alle rughe dovute alla tensione crescente degli ultimi giorni. Il piano di Sybrien è, quantomeno, l’opzione più spregiudicata che lei abbia mai sentito. E quando arrivi in cima alla gerarchia della Mano Sinistra e degli Spezzamagie ti sono passate sotto gli occhi scelte folli. Sull’immensa scacchiera del multiverso i Sacerdoti hanno sacrificato molti pezzi, molti più di quanto non sia socialmente accettabile. Molti dei propri pezzi, tra l’altro. Un piano sul lunghissimo termine, che può essere attuato solo ad una condizione: che la partita si giochi senza il re.

Il suo sguardo vaga sulle forme della neve e risale fino alle nuvole che coprono quella zona così nascosta di Arfen. Lui la adorava, quella sala. Adorava gli angoli nascosti di Arfen. Ma poi Ayrelis è morto, e lui ne ha dovuto prendere il posto. Non toccava a lui ma la legge parla chiaro: un predecessore può indicare il suo successore, e questo è accaduto.
Difficilmente il ricordo di quel giorno sparirà dalla mente dell’elfa. L’ordine al completo assistette alla cerimonia e la vide piangere lacrime amare. Incapace di guardare negli occhi l’elfo che ne aveva colpa, secondo lei. L’elfo che avrebbe dovuto occupare quel posto, se solo Ayrelis non avesse deciso il contrario. Sybrien.

C’è un motivo se ha scelto di diventare una Spezzamagie. Vuole essere pronta, quando verrà il momento. Vuole poter offrire all’Ordine tutto ciò che le rimane. Vuole poter dimostrare che non c’è nulla di troppo grande per lei. Non dopo quel giorno. Il suo cuore, i suoi sentimenti, la sua empatia, sono stati portati via, strappati, tramutati in pietra.
Passi veloci ripercorrono le scale della Sala di Vetro. Thiala si raddrizza, d’istinto. Supera il tavolo, i fascicoli aperti e sporchi di sangue, con quelle strane mappe e un elenco di titoli, e raggiunge la statua. Per un lungo, interminabile istante l’elfa accarezza quel viso. Poi, con un gesto quasi marziale fa sparire una lacrima con la mano, asciugandola sul mantello.

La porta si apre, e con essa una zaffata di sangue e sudore invade la Sala di Vetro.

È il momento di tornare alla scacchiera.

INSPIRATION

A Darek, per il salvataggio di Yrathea da morte (quasi) certa: 2 voti

A Razdel, per aver colto le intenzioni di un’imperscrutabile sfinge mettendo insieme i pezzi prima di tutti e per essere riuscito a diventare una spina nel fianco per Veedancandra: 2 voti

A Constantine, per l’uso intelligente dell’imposizione delle mani per riequilibrare una situazione che poteva finire in un disastro: 2 voti
view post Posted: 10/12/2020, 23:36     Veedancandra - La storia a Sessioni
Sono attimi frenetici quelli che seguono l’ordine di arresto di Darek. Sollevato a mezz’aria dalla magia di Yrathea e ancora sporco del sangue dei cloaker, l’ex-Brandiluce ha percepito qualcosa dallo Zaffiro. La gemma sembra non aver preso bene i precedenti tentativi di Darek di piegarla al proprio volere, né i suoi modi così lontani da ciò per cui è stata creata, e quando l’uomo le grida contro nella speranza di ottenere ciò che vuole reagisce in maniera inaspettatamente pericolosa. Per prima cosa identifica due fonti di luce all’interno della gabbia, una sorta di cancello da attraversare lungo il percorso sull’acqua. Non ci sono dubbi, muoversi in fretta sembra la soluzione più quotata e il gruppo accelera ma solo pochi metri più tardi sono costretti ad una brusca frenata: Darek è fermo, quasi fuori equilibrio nonostante sia in volo, perché lo Zaffiro sembra inchiodato a mezz’aria. Nonostante la sua forza bruta, l’ex-Brandiluce riesce a spostarlo di pochi centimetri prima che i guardiani emergano dall’acqua. Due mastodontiche figure metalliche lontanamente umanoidi con pesanti lame ancorate alle braccia si voltano verso Darek chiamandolo “LADRO” all’unisono, e poi attaccano.

Appena il barbaro prova ad allontanarsi dalle sentinelle, lo Zaffiro porta a compimento la sua vendetta privandolo della sua coscienza. E Darek cade in acqua iniziando ad affondare. Constantine e Zanarick si lanciano in suo soccorso appena in tempo per intercettare e deviare le pesanti lame di una delle due sentinelle, abbastanza possenti da poter decretare la morte di Darek sul colpo. E lo scontro infuria. Razdel balza da un golem all’altro con impressionante naturalezza mentre Cyrus e Meyana affondano colpi su colpi cercando di penetrare le spesse corazze. Il supporto di Yrathea arriva come sempre in maniera discontinua essendo costretta a mantenere in volo metà dei presenti, ma quando prende le misure sulle sentinelle scaglia un dardo di luce purissima che lascia un foro nella spessa corazza e serve a Meyana e Zanarick l’assist per distruggerla definitivamente. La seconda sentinella fa appena in tempo a scagliare il corpo della compagna contro Constantine prima di essere distrutta, e l’ex-Cavaliere si ritrova costretto a ringraziare l’incantesimo di Yrathea che gli permette di scansarsi prima di fare una fine orribile.
Mentre gli occhi di tutti scrutano le profondità coperte di tesori per cercare di individuare Darek è proprio Constantine a rassicurarli: in un attimo di lucidità ha bandito Darek verso un luogo in cui non correva il rischio di affogare, rimuovendo lo Zaffiro dal pericolo. Fa appena in tempo a finire queste parole che si trova costretto a tuffarsi per recuperare il compagno in stato confusionale e sull’orlo dell’affogamento. L’acqua gelida entra nelle armature e penetra nelle ossa, un freddo quasi soprannaturale che diventerà un problema molto grosso molto in fretta. Senza ulteriori domande i sette accelerano il passo e si dirigono lungo il percorso di pietre, sperando di trovare la terraferma, un elfo scomparso, e le risposte a molte domande. Ancora non sanno che si dovranno accontentare di una terraferma che pullula di pericoli nascosti…

Una montagna di tesori di ogni forma, provenienza e valore circonda una statua in pietra chiara, fin troppo alta per essere in scala con un umano. La figura rappresentata ha il capo coperto da un mantello e sembra nell’atto di scagliare qualche possente incantesimo, ma non compare nessuna iscrizione alla base della statua. Zanarick sa cosa sta cercando e lo trova in pochi istanti: con il viso quasi a sfiorare il manto erboso, il leonin indica il volto della statua – “un terzo occhio, al centro della fronte. Savras.” E Darek, con la guida di Yrathea, conferma la presenza di un sigillo di magia Xornan sotto i tesori.
All’improvviso una ragazza spunta da dietro la statua, una testa di capelli dorati perfettamente abbinati agli occhi, abiti riccamente decorati. La sua voce acuta risuona nella caverna con un’eco anche troppo lontano, quasi come se la caverna stesse veramente rispondendo alla giovane.
La ragazza dice di non conoscere il nome di Veedancandra ma si dimostra molto curiosa sulla presenza di questi sconosciuti, ammettendo con noncuranza di aver incontrato uno strano elfo e di averlo spedito lontano, dove nessuno potrà trovarlo per molti anni. La conversazione procede, guidata tanto dalla curiosità della ragazza quanto dai dubbi dei presenti, almeno finchè una richiesta non viene posta al gruppo: “consegnatemi il pegno di un vero viaggiatore”. Mentre Constantine inizia a contare le coincidenze che sembrano associare la ragazza ad una sfinge, Darek e Yrathea si concentrano sul trovare una risposta soddisfacente. Almeno finchè non compiono l’errore di accennare alla moneta di Sybrien. La ragazza si incupisce, e il suo fare giocoso scompare all’istante.
“Una moneta? Quale moneta? Chi l’ha messa? Chi ve l’ha detto? Come faceva a saperlo?” – è una tempesta di domande in cerca di una spiegazione che poi, come un fulmine, arriva.
CITAZIONE
“C’è un solo modo per conoscere una domanda prima di averla sentita, vero? Non mentite, non è una coincidenza. Lo sapete. Bisogna leggere il tempo, viaggiare attraverso di esso. E c’è solo una creatura con questi doni, una creatura disperata che voi, come folli, state seguendo. Ma non sapete nulla di lui, questo mi avete detto e non state mentendo, lo saprei. La creatura che lo insegue è un mezz’uomo, una persona che rischiò tutto per calpestare ogni legge, che tentò ciò che mai era stato tentato. Dimenticò il suo posto nel mondo e pagò cara la sua arroganza, caricandosi della responsabilità di incalcolabili morti e distruzioni. La porta era troppo stretta per attraversarla, e qualcosa rimase indietro. Ma voi, ciechi e folli, lo seguite ugualmente, nella speranza che stia facendo ciò che vi ha detto. E dunque, cosa volete veramente da me? Sulle tracce di cose vi ha messo?”

Al citare il Manto di Veedancandra, la ragazza si raddrizza sul bordo della statua di Savras e la sua voce cambia. Una voce profonda esce dall’esile corpicino, quasi impossibile da produrre per una creatura di quelle dimensioni. E poi la ragazza cade, priva di sensi. Un rumore lontano di ali immense, la nebbia sempre più fitta inizia a turbinare. Un’ombra al limite della visione circola intorno al gruppo, fino ad atterrare di fronte alla statua. Una figura mastodontica, alta più di dieci metri, oscura la statua e tutti i tesori intorno ad essa. Il corpo muscoloso di un leone, le enormi ali grigie tempestate di striature blu, la folta criniera del colore degli zaffiri e un volto non dissimile da una maschera di pietra, impenetrabile: Veedancandra, la sfinge citata da Greyanlost. Il petto della creatura è coperto dal folto pelo grigio blu e dal “collare” gemmato comune a molte sfingi, mentre la coda massiccia, un fascio di muscoli delle dimensioni di una trave di sostegno per il tetto di una taverna, giace immobile attorno ai tesori come per custodirli.

Sono istanti di silenzio, contemplazione, scelta accurata delle parole. Le zampe di questa sfinge potrebbero stritolare chiunque tra i presenti senza particolare sforzo, viste le dimensioni. Senza parlare dell’incalcolabile potere magico che una creatura così antica deve aver accumulato nei millenni passati. E Meyana, frustrata dal volto inespressivo della creatura, inizia a ragionare su alcuni dettagli. La richiesta del Manto arriva da una pergamena che ha viaggiato attraverso il tempo, Veedancandra ha ammesso di aver preso parte alla costruzione dello Zaffiro e dell’Ascia del Sole, e la sua natura di Sfinge le permette di viaggiare nel tempo. E se il Manto “di” Veedancandra non fosse un oggetto da lui posseduto, ma bensì una parte di lui? È una coincidenza il fatto che si legga sui libri di come il potere temporale di una sfinge abbia origine nel punto focale della creatura, là dove si attaccano le ali, i muscoli delle zampe anteriori, la criniera, il capo e il collare gemmato? E l’eladrin ha imparato che nulla è troppo strano per essere reale, almeno dopo aver visto Darek, Yrathea e Constantine collaborare per salvare Zanarick solo qualche ora fa. Ma questi pensieri vengono accantonati quando la voce roboante della sfinge inonda la caverna sotterranea.
La sfinge parla del Manto e del suo prezzo, un prezzo diverso dal più comune commercio: un omicidio. Una creatura che si nasconde nel Mare Bianco, il Piano Astrale, e che la sfinge non può raggiungere fisicamente poiché le è vietato allontanarsi dal luogo che custodisce. Quella stessa sfinge che precedentemente aveva affermato di non conoscere cosa fosse un elfo ora non disdegna riferimenti e accuse puntuali alla Mano Sinistra di Helm e agli Spezzamagie. La scelta di proteggere il proprio popolo a qualsiasi costo non è condivisa dalla sfinge, la corruzione a opera degli immondi non viene condonata: Veedancandra si rivolge direttamente ad Yrathea quando viene portato alla luce il contratto con l’arcanaloth, e prende di punta la scelta degli elfi di decretare l’impossibilità di scioglierlo. L’elfa cerca di sparire nei suoi lunghi capelli biondi quando la sfinge accenna alle conoscenze di uno scriba che non poteva non sapere la verità sul contratto, ma poi sbotta: la Torre di Ferro ha preteso la sua testa e quella di Thiala in cambio dello scioglimento del contratto, e questa gente non ne vale la pena. Ecco la verità.
Indubbiamente qualcuno avrebbe qualcosa da aggiungere, ma la conversazione va in una sola direzione: dopo aver discusso le varie ricompense che i presenti richiedono in aggiunta al Manto, la sfinge fa rotolare alcune barre d’argento ai piedi di Yrathea.
CITAZIONE
“Conosci l’incanto, vero? Vi ha creato grossi problemi in passato a quanto so. Mettetevi in cerchio, intorno alla statua. Hastur attende il suo destino.”

La creatura vi viene presentata con il nome di Hastur, il Custode Abissale. La sua esistenza nel Mare Bianco (un altro nome per il Piano Astrale) non ha un'origine definita nel tempo, si tratta di un'aberrazione che vive con l'unico scopo di distorcere i segnali che attraversano il Multiverso. O almeno questo è ciò che Veedancandra sembra credere.
La sua forma Astrale è l'unica di cui dispone, quindi ucciderlo lì sarà definitivo. E trovarlo sarà semplice: considerando che la sfinge dispone di un pezzo della creatura, potrà mandarvi entro breve distanza dalla sua tana (meno di 1 miglio).
La tana, quella potrebbe essere un problema. Un dedalo di gallerie, fori, passaggi e condotti scavati nel tessuto stesso del Mare Bianco sono il motivo per cui nessuno degli avventurieri mandati ad ucciderlo nei secoli precedenti ha mai fatto ritorno. Hastur è una creatura sedentaria e padrone della propria tana, non ha motivo di uscirne e questo vuol dire combattere in terreno ostile. La sua anatomia, diversamente dalla vostra, gli permette di camminare su qualsiasi superficie solida e con qualsiasi inclinazione, permettendogli di sfruttare ogni tunnel e galleria al massimo.
Maestro di portali a medio-corto raggio e famoso per scagliarsi con violenza sugli avversari da angoli improbabili, il Custode è un avversario temibile per chi non abbia modo di sfruttare una mobilità comparabile alla sua. La buona notizia è che si tratta di una creatura territoriale e gelosa dei propri possedimenti: non troverete creatura, vivente o meno, all'interno della tana ad eaclusione di Hastur.
Non sottovalutate questa creatura solo perché non controlla la magia, poiché la sua forza bruta compensa in abbondanza: potrebbe scagliare un drago adulto a più di cento metri di distanza contro la sua volontà.




INSPIRATION

A Constantine, per il provvidenziale uso di Banishment per salvare la vita a Darek 5 voti

A Razdel, per le assurde acrobazie in combattimento: 1 voto

L’ispirazione viene assegnata a Constantine.
view post Posted: 3/12/2020, 12:44     The Third Eye - La storia a Sessioni
21 Xivaskir. In un sotterraneo sperduto tra Grassgulch e il mare, sette persone dalle provenienze più disparate sono sulle tracce di Sybrien, misterioso sacerdote della Mano Sinistra di Helm, Alto Figlio ad Arfen. Il primo ostacolo non si lascia attendere: camminando guardinghi e in attesa di un’imboscata, i sette vengono circondati da spettri deformi e infuriati. Un turbine di creature solo lontanamente riconoscibili inizia a uscire dai muri e dalle pareti: spettri, wraith oscuri e wraith del sonno attaccano senza distinzione qualsiasi creatura con ancora un cuore che batte.
Non è un attacco inatteso, poco più di un giorno fa Zanarick, Constantine, Meyana e Razdel avevano ricevuto un benvenuto simile, ma quella volta c’era Katrine a salvarli. Yrathea fa valere il suo ruolo di sacerdotessa e Spezzamagie, bruciando sul posto decine di spettri e allontanandone altri declamando a gran voce i principi di Helm, il Vigilante. Lame incantate e dardi magici tagliano attraverso gli spiriti deformi senza fatica, ma le cose sembrano precipitare quando Zanarick, l’unico a seguire il suggerimento della Sacerdotessa, raggiunge una zona più aperta nei pressi delle piattaforme rialzate. Dal terreno ricompare la forma inquietante di uno spettro quasi solido, un corpo immobile circondato da tentacoli d’ombra che si agitano senza sosta. I suoi occhi infuocati si fissano sul leonin, sulla sua aura radiante che brilla come il sole per il non morto. Senza il minimo sforzo la creatura fluttua in direzione di Zanarick e due spessi tentacoli si allargano come tenaglie e afferrano il paladino. Colto alla sprovvista e impegnato già a fronteggiare tre spettri, Zanarick reagisce in ritardo. Le protuberanze oscure si attaccano alla sua armatura e filtrano fin sulla pelle, lasciando bruciature e necrosi estese. Il dolore è incommensurabile, ma nulla paragonato a quello che il leonin percepisce nella sua testa: la sua coscienza e i suoi ricordi sembrano essere strappati via, come se la sua identità venisse consumata dall’oscura creatura. Il leonin fa appena in tempo a ritirarsi e raggiungere i compagni prima che sia troppo tardi, mentre la sua mente vaga confusa in mezzo al caos che si è creato.

Yrathea prende l’iniziativa e si lancia a fronteggiare l’enorme spettro, lasciandosi alle spalle tutti i valorosi guerrieri che hanno preferito tenersi alla larga. Senza battere ciglio, la Sacerdotessa impugna lo shamshir a due mani e affonda una stoccata radiante nella creatura: un lampo di luce abbagliante e le grida di dolore del non morto riempiono la caverna sotterranea mentre Razdel, cogliendo l’occasione di un nemico completamente incapacitato, affonda una raffica di colpi e lo dissolve. Sotto gli occhi confusi di Meyana e Yrathea, tra la cenere rimasta a terra spunta lo spigolo di una pietra nera, intagliata come un gioiello e incisa da mani esperte.
È necessario l’intervento di quasi tutti i presenti per provare a rimettere in piedi Zanarick. Il leonin è in stato confusionale e secondo la Sacerdotessa quella pietra potrebbe esserne il motivo. Parte della sua natura e della sua identità sono state strappate, come deve essere accaduto a molti altri prima di lui. Mentre Yrathea intona una litania antica accompagnata da Darek, Meyana sfrutta delle miscele curative per contrastare la magia oscura, Constantine guida la sacerdotessa studiando le emozioni provenienti dai vari ricordi e Cyrus punta la Neraspina sul cristallo scheggiato nella speranza che il Senzaluna riesca a individuare i ricordi di Zanarick. È un processo lento e metodico, ma la Sacerdotessa sembra sapere cosa stia facendo e il supporto intorno è prezioso: quando finalmente la coscienza e l’identità di Zanarick sembrano affiorare dalla pietra spaccata, l’elfa li separa e li impianta nuovamente nel leonin. Zanarick rimane in silenzio per alcuni lunghi minuti, prima di iniziare a fare domande. Con quasi mezz’ora di vuoto di memoria, brutte ferite su buona parte del corpo e un mal di testa che scuote le parti più profonde della sua coscienza, non è nelle condizioni migliori ma sembra in grado di camminare e combattere.

Una rapida ispezione dei dintorni porta alla luce alcune iscrizioni alla base delle fontane e della statua. Dove la pavimentazione è più chiara e la fontana è piena, il testo recita “la verità è custodita gelosamente da chi l’ha persa”. Dove la pavimentazione è scura, invece, la fontana vuota riporta l’incisione “la verità tradita non trova pace”. Infine, alla base della statua incappucciata, è possibile leggere “la verità si nasconde là dove nessuno la cerca. Mentre Zanarick annuisce con fare confuso, Yrathea inizia a spiegare come la statua raffiguri una divinità minore di nome Savras, l’Onnisciente, il Dio dai Tre Occhi, un dio spesso associato con la visione del futuro e le divinazioni in generale.

Il passaggio rivelato da Zanarick si inabissa sottoterra, scendendo in maniera costante in una scala a chiocciola senza fine. Sono già passati venti minuti quando Darek inizia ad accennare ad una strana luminescenza prodotta da simboli che, all’apparenza, solo lui può vedere. La discesa è cauta e, poco dopo la comparsa dei primi segni di muschi e vegetali rampicanti, la caverna si riapre all’improvviso in una zaffata di aria umida e luce chiara che acceca per un istante gli occhi ormai abituati alle strane ombre del tunnel claustrofobico. Un lago immenso copre la maggior parte della superficie visibile di questa caverna, la luce proviene dal basso come se si generasse dall’acqua stessa, ma il sottile strato di nebbiolina inondato di luce azzurrina fa da muro per la visione. Un sentiero di massi decisamente poco naturale sembra inoltrarsi nel lago mentre la caverna si allarga unicamente sulla sinistra.
Darek trova una sorta di risonanza con i sigilli luminosi e afferma con inaspettata sicurezza che l’acqua prosegue per almeno due chilometri, dando finalmente una prospettiva alle dimensioni della caverna. Mentre gli altri iniziano a guardarsi intorno e Constantine adocchia una strana moneta elfica relativamente recente, Razdel e Meyana si arrampicano sulla parete rocciosa e iniziano a guardarsi intorno. La mossa paga, e da qua sopra i due individuano quelle che sembrano creature appoggiate al soffitto a una trentina di metri di distanza. Senza pensarci due volte Meyana imbraccia la balestra e spara, attraversando un bozzolo da parte a parte. Con un tonfo sordo questo cade nell’acqua, e gli altri si staccano quasi all’unisono. È l’ora della caccia.

INSPIRATION

A Razdel e Meyana, per una manovra combinata di estrema violenza sugli abitanti della caverna: 1 voto

A Constantine, per una convincente (all’apparenza) teoria sulla presenza di una sfinge all’interno della grotta: 1 voto

Edited by Dungeon Master ADT - 4/12/2020, 18:16
view post Posted: 29/11/2020, 01:37     Neglicence Is a Cruel Enemy - La storia a Sessioni
20 Xivaskir. La Sala di Vetro. Riuniti nella zona di magia consacrata, i sei membri di questo gruppo osservano confusi un uomo malmesso e abbandonato ai piedi della statua di Helm. I due elfi al suo fianco lo tengono d’occhio con le spade puntate, e Thiala introducendo i presenti all’agente della Duchessa. Un agente intercettato mentre era sulle tracce di Pike. Qualcuno ha pagato profumatamente l’organizzazione criminale gestita da questa donna senza volto per trovarlo, ma purtroppo o per fortuna Pike è partito proprio stamattina. Appurato che nessuno sospettava anche minimamente del suo coinvolgimento, Constantine propone di provare a rintracciarlo con il suo guanto ma succede qualcosa di inatteso. Appena il guanto inizia a caricarsi di energia magica le giunture si coprono di luce dorata, come riportandolo ad un antico splendore. E Darek reagisce molto male.
Per la precisione, la goccia di Namar reagisce molto male. Nonostante la lieve somiglianza fra i due, Namar è pur sempre un solar. Ha dalla sua l’orgoglio, la ferocia e l’esperienza dei secoli. E gli è stato fatto un torto. Quando percepisce la luce del guanto all’interno della zona consacrata, un moto di rabbia e desiderio di libertà inizia a montare all’interno dell’ex-Brandiluce. Meyana e Razdel si scambiano occhiate d’intesa e, quando Darek si alza di scatto, l’elfa porta la mano alla balestra mentre il tiefling salta in mezzo come per proteggere Thiala. Darek tenta di riprendere il suo aggancio con la realtà e il controllo del proprio corpo piantandosi un coltello in una gamba, il dolore dovrebbe riportarlo con i piedi per terra. Ma lui e Namar sono simili, per alcuni aspetti. E la risposta al dolore è altro dolore, altra violenza. Un pugno su cui Darek scarica tutto il suo peso parte in direzione di Thiala, la Sacerdotessa sicuramente attenta ma forse non preparata a questo gesto. Per fortuna, Razdel è sulla traiettoria. Senza nemmeno pensare per un istante di assorbire un impatto che sarebbe facilmente in grado di danneggiare la statua di pietra alle loro spalle, il tiefling si limita a incrociare il fendente di Darek facendolo scivolare oltre la propria spalla e portando l’uomo fuori equilibrio. I due si trovano faccia a faccia, un uomo dell’Impero con un odio per la Foglia Dorata e un tiefling presentato proprio dalla Foglia. Per trenta secondi, la stanza cade nel silenzio. Il prigioniero viene allontanato, e lo stesso accade per Constantine. Darek riprende il controllo imprecando a mezza voce per il coltello ancora fermamente piantato nella sua gamba, e si siede pesantemente tra gli sguardi preoccupati dei presenti.

Inutile dire che il ritorno di Constantine con una risposta negativa e l’ingresso di Yrathea in uno stato di calma furiosa non semplificano la situazione. Mentre la sacerdotessa si trova in equilibrio precario tra i suoi sentimenti e il suo addestramento, la discussione si protrae a lungo su chi sia colpevole della scomparsa di Pike e su quali saranno le conseguenze: in fondo, Whitborn non è in una bella situazione visto l’assedio continuo e Rowood era un covo sotterraneo di Ashana…

Riguardo l’Impero si aggiunge il problema di Suncross. L’esercito della Volpe è partito da Southdrift e si sta dirigendo verso la capitale che, nelle condizioni attuali, potrebbe non resistere all’assalto. Ci sono i giganti, l’equipaggio della Drago Nero e della Gabbia Maledetta, più gnoll, goblinoidi e chissà cos’altro.

Quando le corna legnose del Cineta strisciano sulla ruvida pietra e il suo volto contorto in un’espressione di dolore improvviso si scioglie in una smorfia vuota, Constantine lascia andare un lungo sospiro. Scuote la testa leggermente frustrato mentre il suo sguardo non si smuove dalla radice di legnoferro lasciata al centro dell’addome dell’elfo. L’incantesimo è flebile, e lo spirito vincolato: non durerà a lungo.
CITAZIONE
“In quali condizioni hai lasciato le forze di Thaern dopo il tuo attacco a Ristheld?”
“Nessuno può sopravvivere ad un attacco su due fronti. La mano artigliata della creatura generava distruzione, è stato facile. Ora l’esercito non ha più un capo, è stato portato via.”

“Quali sono gli incarichi che ti ha proposto Sybrien?”
“Recuperare alcuni oggetti, molto lontano. Ha promesso di pagarmi aprendo la porta che voi avete aperto per me. Non ho ucciso nessuno per lui, ladro!”

“Che aspetto aveva la creatura artigliata che ha attaccato Ristheld?”
“Aveva il capo coperto come un mago codardo, gli occhi lucenti di magia. Le sue zampe artigliate seminavano distruzione e la luce delle fiamme rifletteva sui suoi denti affilati. La testa di una volpe, aveva.”

L’interrogatorio lascia molti con l’amaro in bocca, le parole pesanti di Thiala sembrano non permettere scampo. Se l’arcanaloth è qui grazie al portale dalla Gehenna, verrà da lei. E potrà farlo, avendo la spilla. È una corsa contro il tempo, prima che arrivi ad Arfen. Ha sbaragliato Thaern e potrebbe non essere intenzionato a fermarsi. Non c’è molto tempo.

È ormai il tramonto quando viene spenta l’ultima candela intorno al corpo di Luis. Il saluto dei suoi compagni più stretti, Constantine e Darek, è l’ultimo che gli viene rivolto. Una cerimonia sobria, senza pretese. La Kenaru viene sottratta dal corpo poco prima che venga interrato e sotto lo sguardo incuriosito di Zanarick, poi la bara viene calata. Quando anche l’ultima palata di terra viene gettata a coprirla, Constantine si volta incuriosito. Potrebbe giurare di aver sentito qualcuno che lo chiamava, proprio dietro di lui. Ma non c’è nessuno. Pensieroso, abbandona la cerimonia.
La Kenaru ancora stretta fra le sue mani dovrebbe decisamente essere più fredda…


INSPIRATION

A Constantine, che rischia il guanto per trovare Sybrien, guida il rituale per il Cineta e si prende la responsabilità di decidere l’ultima domanda: 1 voto
A Razdel, per la prontezza di riflessi nel deviare il colpo di Darek: 1 voto
A Meyana, che fa valere le sue posizioni contro Yrathea rimettendola al suo posto: 1 voto
view post Posted: 21/11/2020, 17:50     Dangerous Girls - La storia a Sessioni
19 Xivaskir 750. Per la prima volta nella loro vita Cyrus e Darek mettono piede nella biblioteca perduta di Foraminis. Il posto è immenso, ma non c’è molto tempo per apprezzarne la perfezione architettonica o il gusto delle antiche decorazioni: se non trovano in fretta qualcosa per localizzare Reit, la ragazza potrebbe essere spacciata.

Contemporaneamente, Meyana e la sua guardia del corpo stanno mettendo piede per la prima volta nelle sale più interne della città di Mudhaven. Razdel è un tiefling di poche parole, la pelle stranamente chiara e il corpo slanciato sono tutto ciò che mostra di sé. Disarmati e scortati alle porte della città su ordine di una lievemente delusa Miss Enora Landfill, i due si lanciano al galoppo lungo la Via Superiore. Non mancano molte ore al tramonto quando i cavalli vengono abbandonati e i due infiltrati ricevono i rinforzi promessi: Constantine, Zanarick e Kajit. Lo Spezzamagie dai capelli biondi sa di star infrangendo innumerevoli protocolli e leggi trovandosi illegalmente nel territorio dell’Impero, ma ne va della vita di Sybrien. Questo strano gruppo si toglie quindi dalla strada e attende con pazienza una comunicazione da Foraminis dove Pike, Darek, Cyrus, Devan e altri due Sacerdoti stanno lavorando febbrilmente per ottenere un appiglio. E l’appiglio arriva. 812 anni fa, un cacciatore di taglie elfico di nome Hagmar Norfil ha utilizzato la spada per dividere in due un uomo e la sua armatura sfruttando il calore e il flusso di sabbia ad altissima velocità. Sono abbastanza dettagli per rischiare, e Constantine riesce a trovare la ragazza. È lontana, ma viva. Solo che il guanto punta verso Rowood e dintorni, e non è un buon segno.

È una corsa al buio e contro il tempo, nella speranza di non perderla e che non le succeda nulla. L’incontro con un gruppo di banditi sulla strada fa presagire il peggio, ma è poco più che un inconveniente che Razdel risolve prima ancora che qualcuno estragga un’arma. Alcune ore più tardi la ragazza viene ritrovata lungo la strada che collega Grassgulch a Mudhaven. In evidente stato confusionario, stanca ma all’apparenza illesa, Katrin punta la spada contro il gruppo. Potrebbe sembrare un gesto ridicolo, forse l’unica creatura che potrebbe sperare di affrontare con successo uno scontro del genere ha perso la propria spada poche ore fa, ma Kajit fa mezzo passo indietro evidentemente preoccupato. Forse non si tratta di una minaccia a vuoto quella di Katrin.
Ma la ragazza non sembra avere davvero intenzioni violente. Riconosce proprio Kajit come uno che “non deve morire”, e subito dopo fissa lo sguardo su Constantine. Non è in grado di formulare il proprio nome e racconta la storia di questo lago, di questa ragazza con cui Sybrien stava parlando e di come i due siano scomparsi. Ma nessun lago è abbastanza vicino perché lei sia arrivata così in fretta. Le teorie si moltiplicano in fretta, potrebbe essere opera della Strega dell’Acqua, potrebbe essere la conseguenza di uno smottamento, chissà cos’altro. Ma la mente semplice di Katrin le allontana tutte: “stiamo andando al lago adesso, vero? Vi ci porto”
Con la benedizione di Kajit e un ennesimo sforzo da parte di Constantine e Zanarick, costretti a portare le pesanti armature per altre miglia, i sei si mettono in cammino nella notte. La strada è sgombra e impossibile da perdere, ma il clima di tensione diventa sempre più pesante: l’unica che sembra mantenere la calma è proprio la ragazza. Ciò che sta avvenendo nella sua testa è impossibile da decifrare, ma ne sta subendo le conseguenze.

Sono ormai le quattro del mattino quando Katrin, Constantine, Zanarick, Meyana, Razdel e Kajit abbandonano il sentiero che stavano seguendo fin dalle rovine di Grassgulch e si inoltrano nella boscaglia fino ad una radura. Il capanno di un taglialegna sembra la destinazione della ragazza che, soddisfatta, si ferma in attesa che gli altri la raggiungano. Una fiamma magica, una rapida ispezione, ma c’è ben poco di nascosto: una botola spalancata al centro dell’unica stanza, i resti di una vita spartana, poco altro. Con una punta di orgoglio ferito Meyana è costretta ad ammettere che non abbia trovato la minima traccia del passaggio di Sybrien, ma questo non stupisce nessuno: non si diventa Alti Figli della Mano Sinistra di Helm facendo errori grossolani.

La botola scende per diversi metri sottoterra prima di gettarsi su un corridoio in pietra lavorata. Katrin e Kajit rimangono indietro, preparando il sigillo di ritorno nel caso sia necessaria una fuga rapida. Il corridoio lascia il posto ad una caverna molto più grezza in cui stalattiti e stalagmiti sembrano essersi fuse costruendo un labirinto che impedisce di farsi un’idea delle dimensioni del sotterraneo. Constantine tiene stretta in pugno la collana che Katrin gli ha lasciato, un pendente d’argento che raffigura la mano di Helm. Secondo la ragazza è importante tenerlo molto alto, e il significato diventa presto chiaro. Tre piattaforme rialzate, tre pavimentazioni che emanano un debole luce con varie sfumature di blu, tre strutture in pietra: una fontana vuota, una statua umanoide e una fontana piena. Per buona misura, Zanarick solleva la sua spada dalla lama quasi trasparente e inizia a guardarsi intorno portandola di fronte agli occhi. Un istante più tardi torna in posizione difensiva, puntando ad una sezione del muro. “Spettri, sono troppi. Scappiamo!”
Un torrente di anime infuriate si riversa fuori dalla roccia e attacca a vista cercando di mietere vittime. La fuga sembra l’idea migliore ma gli spettri possono tagliare attraverso le pareti e le colonne di pietra, sono troppo veloci. Costretti in un collo di bottiglia con spettri da entrambi i lati e creature decisamente più pericolose in avvicinamento, Meyana decide di chiamare in aiuto Katrin ma la ragazza probabilmente si stava già avvicinando. In un turbine di lame, fiamme e sabbia incandescente compare al fianco di Razdel dopo aver sgomberato un passaggio. I suoi occhi cercano Constantine, forse un riflesso del passato, ma del cavaliere neanche l’ombra. Paralizzato dalla visione di un caro caduto è rimasto indietro di diversi metri, ma questo la ragazza non lo può sapere. Con uno scatto attraversa il muro di fiamme che sembra tenere a bada gli spettri e si trova dall’altra parte, faccia a faccia con una creatura di indescrivibile orrore. Una forma incorporea, nera come la notte e con tentacoli che spuntano da ogni dove, fissa i suoi occhi carmini sulla ragazza e la afferra. Dove i tentacoli toccano la carne scoperta lasciano profonde necrosi che si estendono in maniera preoccupante mentre lo sguardo di Katrin diventa sempre più vuoto, sempre più lontano. Grazie all’energia ottenuta dalla pozione di Meyana la ragazza continua a correre a perdifiato verso l’uscita mentre l’elfa e Zanarick sfruttano l’apertura del muro per seguirla. Constantine e Razdel si fanno strada fra le fiamme uscendone miracolosamente illesi ma si trovano a dover fronteggiare la stessa immonda creatura. Senza pensarci due volte Constantine si lancia attraverso, ma Razdel non è della stessa idea. Richiamando alla mente gli insegnamenti del suo passato concentra in unico pugno l’intera Litania del Ferro e, miracolosamente, l’attacco fa presa. La forma mutabile dello spettro oscuro si ferma per un istante, una frazione di secondo sufficiente per lasciarlo indietro. La corsa contro il tempo, inseguiti da dozzine di spettri e creature ben più pericolose, termina contro il muro su cui Kajit ha tracciato il sigillo per Arfen. Con l’ennesimo strappo allo stomaco i sei ritornano alla città elfica stanchi, preoccupati e completamente ignari della tempesta che si sta per abbattere su di loro: Pike se n’è andato, e Yrathea sta per venire a chiedere conto proprio a loro.


INSPIRATION

A Razdel, per aver neutralizzato all’istante l’imboscata dei banditi e per il tentativo riuscito di stordire e lasciare indietro lo spettro più incazzoso di tutti: 2 voti

A Zanarick, per aver dato a tutti il tempo di reagire individuando il pericolo in anticipo: 2 voti

A Darek, per aver deciso di non prendere parte alla spedizione per motivi “morali”: 1 voto
view post Posted: 14/11/2020, 18:11     That Bloody Blade - La storia a Sessioni
Lo stato mentale di Yrathea non è dei migliori, le preoccupazioni e le impellenti responsabilità che l’elfa ha sulle spalle la stanno trasformando in un’ombra affilata di sé stessa. E quando viene richiamata perché qualcosa sta succedendo fuori dal tempio e oltre la cupola di forza, la situazione non migliora. Costretta a scendere a compromessi con persone che ritiene suoi sottoposti, obbligata a nascondersi in un buco umido e ad attendere come un pesce in un barile, l’elfa è ad un passo dal crollo. Ma quando il suo famiglio viene trapassato da un dardo spuntato dal nulla l’adrenalina prende il sopravvento e Yrathea traccia il sigillo di bilocazione a mezz’aria. Senza mai perdere di vista la sommità della cupola la sacerdotessa stabilizza il portale mentre i membri del gruppo lo attraversano di corsa. Senza che nessuno colga la stranezza dell’evento, Zanarick si lancia dentro tra i primi con la spada alta e pronto ad attaccare. Ma oltre la cupola, sulla collina innevata, si sta già consumando un massacro. Tre uomini con indosso i colori di Melpheron stanno avanzando verso la cupola di forza che protegge il Cineta, l’ultima barriera fra l’elfo e la morte. Coperto di sangue dalla testa ai piedi e costretto in ginocchio dalle varie ferite, l’elfo stringe in una mano questa lama rossastra che sembra fatta di cristallo. Perfino per Zanarick, ultimo arrivato in questa critica situazione, le priorità sono chiare. Non che sia particolarmente complesso da interpretare: c’è un mucchio di gente armata di coltelli e balestre e stanno tutti cercando di ucciderli.
Constantine si lancia in avanti per raggiungere la cupola ma viene intercettato, Darek rilascia la colonna di luce bruciando tutti i tiratori nascosti tra gli alberi mentre Meyana, Cyrus e Pike prendono di mira ogni creatura vivente con i colori di Melpheron. La Rosa di Sangue fa il suo ingresso dando filo da torcere a Zanarick con un benvenuto che sa di sangue e rancore mentre il dragonide argentato richiama ancora una volta una tempesta di sangue oscuro. Quando la debole cupola di forza del Cineta viene spezzata dall’ennesima raffica di dardi e coltelli, il più vicino è Constantine. L’ex-Cavaliere prende una decisione: si getta sull’arma, la afferra e inizia a correre verso il portale. È una fortuna che in quel momento la Rosa di Sangue sia alle prese con l’ennesima trovata di Meyana, avviluppata da braccia legnose spuntate da un albero vicino, e non abbia una diretta linea di tiro: la corsa a perdifiato di Constantine sarebbe stato un bersaglio eccellente. Mettere alle strette una mutaforma con esperienza decennale nonché braccio destro di un araldo non è semplice, ma la manovra di Meyana ottiene quei pochi secondi necessari per portare a termine la prima parte dell’incarico. Lo scontro continua ad infuriare ma, senza più un obiettivo da portare a termine se non seminare morte e distruzione, la forza bruta di questo gruppo sembra insormontabile. Basta uno scambio di sguardi fra l’assassina e il dragonide perché i due si ricongiungano e spariscano in una fiammata rossa, e i restanti assalitori si danno alla fuga. Senza successo, per altro. Lo scatto bruciante di Darek e l’istinto da cacciatore di Cyrus rendono inutile il tentativo di salvarsi.

Silenzio. Respiri affannosi. Tra le fronde di un albero, Meyana prende accuratamente la mira e scaglia l’ennesimo, singolo dardo. Quasi senza fare rumore il proiettile si incassa nell’addome del Cineta, uccidendolo sul colpo. Zanarick e Darek recuperano il corpo in fretta mentre tutti si dirigono al piano inferiore nella speranza di lasciarsi alle spalle questa storia. Ma nemmeno l’atteggiamento freddo e distaccato e l’addestramento rigoroso di Constantine sono in grado di incatenare la furia passionale del Dissanguatore. L’ex-Cavaliere fa due, tre passi verso il passaggio al piano inferiore dove si trova la cassa. Ma poi si gira e in un singolo, fluido movimento apre una ferita profonda nell’addome di Yrathea. Il sangue inizia a sgorgare, Pike si mette in mezzo ma viene macellato dalla furia di Constantine, Darek a sua volta entra nuovamente in ira e incrocia la lama rossa con la sua ascia radiante. La presa di Constantine è salda, forse troppo. È quasi sufficiente per sbalzare via l’ascia. Quasi. Darek lo spinge indietro con una spallata, carica ancora il colpo e lo affonda in centro alla schiena di Constantine, che rotola a terra. La spada pericolosamente vicina all’acqua benedetta, a contatto con la quale ha già più volte emesso vapori preoccupanti. Cyrus si fa avanti, pronto a stabilizzare le ferite di Constantine. Ma la spada chiama anche lui e un istante più tardi l’ex-Lealista sta fronteggiando Yrathea e Kajit, l’altro Spezzamagie presente. I due elfi studiano i movimenti dell’uomo, cercando di capirlo e di prevedere i suoi attacchi, ma non è più Cyrus a decidere come muoversi. Con una maestria invidiabile Cyrus mette a segno affondi e parate, tenendo testa ai due mentre il sangue fluisce da ogni parte verso la lama. Infine, Meyana prende la mira e scocca un dardo potenzialmente letale. Un groviglio di radici strappa la lama dalle mani di Cyrus, il contraccolpo probabilmente spezza qualche dito del soldato mentre il dardo si inchioda sul muro opposto. Yrathea ignora il suo sangue per lanciarsi su Pike, cercando disperatamente di chiudere le ferite in tempo. La magia della spada è potente, ma è anche lontana. E per una volta, la forza della disperazione ha la meglio: non è un lavoro perfetto ma prosciugando le sue ultime stille di magia riesce a salvargli la vita.
La spada viene chiusa nella cassa e sigillata, pronta per essere trasportata. La discussione sulla morte del Cineta, ora evidentemente merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) di Meyana, si protrae a lungo. Lo stato mentale di Yrathea sembra essere andato ben oltre la possibilità per l’elfa di interessarsi di ciò che le accade e l’unica persona che potrebbe forse rimetterla con i piedi per terra, Pike, sembra essere intenta a prendere appunti sull’accaduto scrivendo fogli su fogli seduto in un angolo.

Arfen è come una seconda casa per molti di questo gruppo. Dovrebbe esserlo, almeno, ma pochi si sentono a casa qui. Solo una volta tornati al sicuro del tempio Yrathea prende la parola. Il suo è un discorso tagliente, pesante, stanco. Sono i pensieri di una donna che si è vista costretta a fare delle scelte, a prendersi delle responsabilità, e si ritrovata a farlo da sola. Katrin, ormai conosciuta come Reit, è stata abbandonata. Il suo maestro, Sybrien, scomparso secondo da quello che la ragazza afferma. E ora sta camminando verso Mudhaven, nella speranza che non venga presa per una traditrice essendo “scappata” nel momento del bisogno ed essendo chiaramente affiliata ad un traditore come Constantine. Yrathea ha dato la priorità alla spada, è andata personalmente a prenderla, lasciando Katrin da sola e nella speranza che ne esca viva. Per non parlare della scomparsa di Sybrien. E di un considerevole numero di sviluppi su fronti esterni che non vengono nemmeno citati quando il nervosismo sale alle stelle e Meyana e Darek ritengono la propria presenza superflua, andandosene a pochi secondi di distanza.

Trovare la navata del tempio completamente buia non è normale. Darek l’ha già superata mentre Meyana si trova quasi sugli scalini in uscita, ma i restanti quattro arrivano appena in tempo. Ogni Sacerdote nei pressi della navata dà la schiena al camminamento centrale, nessuno sguardo si posa su quel passaggio se non quelli dei quattro uomini e del leonin ai lati opposti. La porta che conduce alla sala vetrata dietro la statua di Helm viene aperta e tenuta tale da una mano guantata. Un guanto metallico, color grafite. Dalla porta esce una figura alta, longilinea, incredibilmente pallida. Porta sulle spalle un mantello da viaggio scuro che nasconde solo in parte un’armatura scura, dietro la quale svetta un’arma impossibile da non riconoscere. Solo Zanarick rimane perplesso osservando la Soluzione dei Risvegliati: una lunga asta con una lama ad un’estremità e due lunghe punte all’altro capo. Sembra più il bastone di un pastore di Barrenoq, i grandi mammiferi che popolano le piane che conosce così bene, più che un’arma vera. Dietro di lui spunta la figura quasi irriconoscibile di Edric in tenuta di altissimo onore: l’armatura color grafite perfettamente modellata sul suo corpo asciutto, il mantello verde bordato d’oro che ricade sulla spalla destra, la spada che spunta dal fianco, gli spallacci appuntiti e le lame perfettamente ordinate sul lato della gamba sinistra. L’elfo potrebbe essere incoronato principe e combattere in prima linea in quanto tale senza doversi cambiare d’abito, questo è evidente ora. Il suo sguardo passa sui quattro, semi-nascosti nell’ombra di un corridoio laterale, e li degna dello stesso interesse di cui degna ogni altra libreria lungo il cammino. Nemmeno una smorfia sarcastica, nemmeno un commento tagliente. Ma l’uomo si ferma e si volta proprio nella loro direzione. Il suo sguardo si ferma per un istante su ciascuno di loro, un istante di troppo su Zanarick. Poi si lecca le labbra e finalmente esce dal tempio insieme ad Edric.
Le luci si riaccendono e i Sacerdoti riprendono con la loro frenetica routine mentre il gruppo deposita i corpi dei caduti e raggiunge le rispettive camere. Tutti gli sguardi sono stanchi, provati, preoccupati. Ma solo quelli di Cyrus e Pike hanno quella luce in più, qualcosa ha catturato la loro attenzione. La lingua biforcuta dell’uomo.


INSPIRATION

A Pike, per aver rovinato i piani dei seguaci di Melpheron vicini alla cupola con la nube tossica: 1 voto
A Darek che diventa una bomba ad area all’occorrenza: 1 voto
A Meyana, per la scelta opinabile ma decisamente forte di uccidere il Cineta e per un colpo che ha risolto la questione spinosa con la spada di Thaern: 3 voti

L’ispirazione viene assegnata a Meyana.
view post Posted: 29/10/2020, 22:15     Closed Loop, Open Loop - La storia a Sessioni
In un turbine di lame il demone appare sopra le teste del gruppo ed è subito chiaro che la permanenza nella prigione controllata da Sbermuz abbia lasciato il segno. Fronteggiando le “sole” cinque lame e una testa umanoide raggrinzita, Darek osserva preoccupato le ferite della marilith rimarginarsi un istante prima che questa diventi completamente invisibile. Lo scontro precipita rapidamente nel caos. La massiccia creatura compare e scompare seminando sangue, morte e distruzione mentre tutti i presenti iniziano a cadere sotto l’influenza di quella testa. Luis, Constantine e Darek sanno di averla già vista nelle grinfie dei gargoyle metallici e appena realizzano che il fuggitivo veniva proprio in questa direzione sono in grado di collegare i pezzi. La testa, riattivata proprio dal sangue di Darek che la marilith ingurgita avidamente con i suoi nuovi denti incurvati e poi vomita su di essa, induce pensieri di violenza e mutilazioni a chiunque si avvicini troppo.
La scelta vincente sembra girare al largo da questa creatura e bersagliarla da distanza come cercano di fare Cyrus e Meyana, ma l’incredibile mobilità dell’elfa è comunque ben poca cosa in confronto a quella della marilith. Quando l’allieva di Edric scaglia un dardo con estrema precisione nel fianco dell’immondo incastrandolo in una fitta tempesta di ghiaccio e neve, si guadagna suo malgrado l’attenzione del nemico. Strappando il quadrello con un grido di dolore, la marilith prende di mira Meyana e solo il pesante amuleto di pietra che la Foglia Dorata ha condiviso con la salva da morte certa: sfruttando il muro per evitare la coda e i primi fendenti, l’elfa riesce ad allontanarsi sanguinante ma sulle sue gambe.
Poi, accade ciò che molti temevano. L’energia che Darek ha dato alle pietre liberando la sua ira radiosa unita alla sua scarsa resistenza mentale hanno permesso alla Strega di localizzare le pietre in pochi secondi. In un geyser ad altissima pressione fa il suo ingresso la figura di un mezzelfo incredibilmente pallido, come se ogni goccia di sangue nel suo corpo fosse stata sostituita dall’acqua più pura. Con un solo gesto inchioda gli occhi su Darek e chiude la sua testa in una bolla d’acqua cristallina ad altissima pressione. Poi, vedendo Luis roteare la Kenaru pericolosamente vicino a lui, genere un incantesimo gemello su di lui. I due ex-cavalieri si trovano in apnea con una pressione letale a comprimergli il cranio, incerti su quale dei due effetti li strapperà da questo mondo.
Sivik si muove in fretta, molto in fretta. La sua magia combinata a quella della Strega gli permette di intravedere frazioni di futuro e questo lo rende quasi invulnerabile. Solo Constantine, dopo numerosi tentativi falliti, riesce a superare la sua barriera d’acqua là dove Meyana e Cyrus avevano fallito. Sivik cambia posizione per scagliare un bomba di energia psichica devastante, ma il paladino lascia fluire tutta la sua magia attraverso la sua voce: “Le parole posso causare molte sofferenze, taci se non conosci il vero dolore". E la voce gorgogliante di Sivik si spegne. Mentre Meyana inizia a vomitare acqua e la marilith ritorna alla carica contro Darek e Luis, Sivik si muove verso il suo vero obiettivo: le pietre xornan. Il mezzelfo atterra dolcemente oltre l’altare e si china. E Darek inizia a sentire pressione sullo Zaffiro.
Sotto gli occhi del Brandiluce, la marilith inchioda Luis con la coda e inizia a tempestarlo di fendenti e affondi. Manovrando la Kenaru in uno spazio stretto e reduce dalla magia di Sivik, l’ex-Lama Sacra si trova in grande difficoltà. L’anello di Kenning lo tiene in vita alcuni secondi di più. Quei secondi che già due volte hanno salvato la vita a Kenning, non sono abbastanza per Luis. Darek capisce tardi che le braccia della marilith stanno ruotando in maniera innaturale perfino per lei, se volesse attaccarlo. Ma l’attenzione del demone è tutta per Luis, l’unico spadaccino che ha incrociato le sue lame alla pari finora. Se la situazione non fosse così disperata gli proporrebbe un patto, un addestramento, un nuovo credo. Magari Luis accetterebbe. Ma ora, qui, quell’uomo è troppo pericoloso con la testa attaccata al collo. Strattonandolo con la possente coda il demone espone un angolo cieco nella difesa di Luis e affonda una lama nella sua spalla sinistra. Il soldato perde conoscenza. La mente di Darek lavora veloce, deve attirare l’attenzione della marilith per permettere a Cyrus o a Constantine di arrivare in tempo da Luis. L’anello gli darà qualche secondo in più. Non può richiamare la luce divina di Namar, il suo corpo non lo sopporterebbe. Saltarle addosso? Provare a tranciare un braccio? Magari macellare la testa che tiene stretta come fosse un amuleto?

Ma la marilith è più veloce. Un braccio arriva da un angolo inatteso, la lama tesa come una ghigliottina. La coda stritola il corpo incosciente di Luis facendogli vomitare un grumo di sangue e sollevandogli la testa. Il filo della spada abissale trova una fessura tra l’elmo e il collare di ferro.
La testa di Luis rotola a terra. Il corpo, liberato dalle spire dell’immondo, scivola in una posa innaturale sulla panca. E in un istante di lucidità, Darek arresta lo scorrere del tempo. Non sa bene cosa stia succedendo, non nota il turbine di linee luminose che ricoprono ogni cosa intorno a lui e tantomeno è interessato. Scivolando sotto le braccia in tensione della marilith scatta fino all’altare, lo scavalca e pianta l’ascia alla base del cranio di Sivik con tutta la forza che ha. Mentre solleva l’ascia per una seconda calata e il tempo riprende a scorrere, la pedina della Strega dall’Acqua perde consistenza e si disperde senza lasciare tracce. Il torrente d’acqua che lo sosteneva crolla, investendo tutti i partecipanti del violento scontro intorno al foro nel pavimento. Ma l’acqua che sgorga da un altare consacrato a Elhenestra da quasi 4000 anni brucia come acido per un immondo, e della marilith non rimane traccia mentre viene rispedita al suo piano natale sconfitta. Almeno per ora.

“E’ morto, vero?”

Le parole di Darek gelano la stanza. Cyrus si avvicina in silenzio rimettendo la testa di Luis vicina al suo corpo, ma sa cosa sta per succedere. Una statua imperturbabile prende il posto di Darek mentre l’ex-Brandiluce raggiunge il corpo dell’amico caduto e lo prepara per la sepoltura. Poco gli importa delle proprie ferite o del rischio appena corso, il rapporto che legava i due è più forte di tutto ciò. Avvolto in una delle coperte del Cineta, il corpo di Luis viene messo a riposare con la Kenaru stretta al petto.
Nel frattempo, Meyana si è precipitata al piano inferiore e sta risalendo, accompagnata da quell’uomo dato per morto. Ma forse “uomo” non è il termine più appropriato: dopo una reticenza iniziale, Zanarick rimuove l’elmo per mostrare una folta criniera bianca. Dall’altro lato della stanza, Pike strabuzza gli occhi. Impossibile. I varchi planari sono chiusi, quello è senza dubbio un leonin. E il pelo bianco… un leonin reale, una razza nobile e fiera di cui non si sa più nulla da decenni. Questo può voler dire solo una cosa: un varco permanente. Senza fare ulteriori domande lo studioso si cala al piano inferiore e inizia a guardarsi intorno, prontamente raggiunto da una Meyana sinceramente preoccupata di essere punita da Edric per aver perso Pike.

La marilith è scappata da una cella, ma è stata fortunata: nessuno degli altri “ospiti” di Sbermuz ce l’ha fatta.
Contenuto delle Celle
Scheletro molliccio e flessibile, quasi sciolto
Scheletro spesso con cranio spaccato verso l’interno
Corpo ancora coperto di carne ma ustionato a morte, deforme per eccesso di massa
Mezzo scheletro separato sul lato lungo, senza segni di tagli e ossa spaccate
Scheletro completamente metallico con la cassa toracica incavata verso l’interno
Cella semidistrutta da bruciature e fori con scheletro che riporta ginocchia e gomiti deformati e mancanti di una qualche componente sferica
Scheletro ritorto quasi a chiocciola senza il minimo segno di bruciatura
Pike, Meyana, Constantine e Zanarick iniziano a guardarsi intorno, ma l’attenzione di tutti viene subito attirata dal cerchio di pietre illuminato di luce verde-bianca. Con il fiato sospeso, Pike inizia a parlare di varchi permanenti, di regni celestiali e di una lingua che sfugge perfino a lui.
L’esplorazione prosegue sotto le insistenti richieste di Pike e, accompagnato prima da Meyana, poi da Darek e infine nuovamente da Meyana, lo studioso trova il modo per ottenere ciò che vuole. Superando la statua di uomo composto interamente da vermi e risalendo la scala che si nascondeva dietro ad essa, Pike si ritrova in una zona ancora inesplorata del tempio. Tre piattaforme rialzate, sigilli incisi a terra, un altare ancora illuminato di luce nera, scalini che salgono e una stanza che sembra una sala per torture. Mentre Meyana si dirige verso il corpo sezionato di un illithid e preleva senza troppe cure ciò che resta della sua testa, Pike si inoltra nel sotterraneo. Eccitato e preoccupato dall’essere dal lato opposto del portone nero, lo studioso si intrufola in quelle che sembrano le stanze dedicate ai più importanti membri del tempio di Ashana. La sua esperienza gli permette di trovare scomparti segreti e qualsiasi cosa sia stata lasciata indietro, ma nulla più di un pugno di polvere e qualche coperta. O quasi. Nella stanza più grande, dopo aver messo sottosopra ogni possibile scompartimento, incappa in una cassa da muro in pietra lasciata inspiegabilmente aperta. Al suo interno, un semplice tubo in metallo con apertura a vite. Pike lo mette sottosopra in cerca di segnali magici o incisioni ma poi, preso dalla curiosità, lo apre. Una pergamena scivola al suolo, arrotolata ma non legata. La curiosità è sempre di più e Pike decide di aprirla. Quali segreti possa custodire, quali inaspettate rivelazioni? La pergamena si srotola fra le sue dita tremanti e uno strano sigillo troneggia al centro del foglio. Perplesso, Pike lo rivolta e lo ruota sottosopra, ma nulla. Non ha senso. Poi, il sigillo esplode. Una zaffata di polvere e gas investe in pieno volto Pike.

Ma era solo polvere. Due colpi di tosse più tardi, lo studioso è nuovamente a posto. Questo posto inizia a dargli la nausea. Forse è meglio andarsene, ha già corso troppi pericoli. Quando supera nuovamente il bivio dietro il portone e raggiunge la sala con l’altare, inizia ad accorgersi di qualcosa di strano. I due sigilli spenti ora brillano di una debole luce nera. Preoccupato, Pike estrae il flauto e inizia a suonare una melodia rilassante, un lascito della sua infanzia. Ma qualcosa va storto. Quando riapre gli occhi, la luce dei sigilli è cresciuta in maniera considerevole. E qualcosa gli lascia intuire che quell’ultimo sigillo ancora spento possa essere usato per entrare in comunione con qualcuno, o qualcosa, di incredibilmente lontano. Sempre più spaventato, Pike si allontana e torna dai compagni.

Il sole è andato via da diverse ore quando qualcuno bussa sul portone. Con tutte le precauzioni del caso, Constantine aspetta che la cupola venga spenta e apre il portone con lo scudo alto. Di fronte a lui, coperto da un mantello pesante e con la balestra puntata, c’è Edric. L’elfo risponde a tono ad un paio di frasi codificate della Foglia Dorata ma sbaglia la domanda di Constantine: la mutaforma non aveva modo di sapere del patto fra gli ex-Vendicatori e il Cineta per ottenere la spada di Thaern, e l’ex-Cavaliere non ammette errori. Con cenno verso Darek chiude di colpo il portone e si toglie appena in tempo mentre la cupola si riforma, tagliando fuori l’impostore. L’istinto di Sir Constantine, nonostante tutti gli avvenimenti che lo hanno portato sull’orlo del precipizio, non è mai venuto meno.
E il mattino successivo, quando Meyana fa aprire la cupola per comunicare con l’unico vero Edric, un messaggio legato ad una pietra cade dal foro sulla cupola…

CITAZIONE
State giocando con il fuoco
La furia dell'Angelo Purpureo sarà la vostra compagna di viaggio
Spero vi piaccia essere schiavi del Martire di Sangue

La Rosa di Sangue

INSPIRATION

A Darek, per aver usato al meglio il potere dello Zaffiro fermando Sivik: 2 voti
A Pike, per aver deciso di esplorare comunque contro il volere del party e per l’idea di distogliere l’attenzione da Ashana con il flauto richiamando ricordi intimi e familiari: 2 voti
A Constantine, per la brillante intuizione sul falso Edric: 1 voto

L’ispirazione viene assegnata per estrazione
view post Posted: 21/10/2020, 13:35     Newfound Powers - La storia a Sessioni
Il villaggio di Rowood inizia a diventare un panorama ricorrente, ma abituarsi è ancora difficile. Sotto mezzo metro di neve la spettrale cittadina è irriconoscibile e, se non fosse per l’albero che svetta dal lato opposto della piazza, si potrebbe credere che il teletrasporto li abbia spediti in una zona simile. Ma non ci sono dubbi. Pike irrompe in una casa vicina attirato da una strana maschera in legno rosso e la ruba, poi il gruppo sempre più eterogeneo si dirige in fretta al tempio di Myrkul. Le scale che conducono al sotterraneo sono pulite, la polvere e la cenere non vengono disturbate da tempo. Probabilmente un buon segno. Sotto lo sguardo sbalordito di Pike, Luis bussa sull’antico portone coperto di incisioni a lui incomprensibili e questo si apre dopo pochi istanti. L’interno del tempio ha subito dei cambiamenti: pile di libri, numerose coperte, una piccola scorta di cibo e due cadaveri abbandonati in un angolo sono sicuramente i più evidenti.
Il Cineta invece è sempre la stessa figura altezzosa, sollevato da terra il poco che basta per guardare tutti dall’alto in basso e ingannando sulla propria imponenza grazie alle maestose corna da cervo. Le sue prime parole sono per Darek, un commento tagliente sulla mancanza di Chart e sulle maniere brusche del Brandiluce. Ma lo scambio di convenevoli si esaurisce in fretta e Darek raggiunge il sigillo nascosto dietro all’altare da cui sgorga l’acqua, apre la custodia delle pietre xornan e lascia che si assemblino intorno ad esso. Con un lungo sospiro e un singolo gesto, il Brandiluce spinge le pietre a ruotare su sé stesse.
In un istante la cupola di forza cade, l’acqua smette di scorrere e entrambi i portoni vengono sbloccati. Ma tutta l’energia viene reindirizzata sul sigillo, aprendolo. La barriera di forza che lo protegge incomincia a sollevarsi mentre una luce e un suono acuto riempiono la sala sotterranea. Con un altro gesto impacciato Darek sposta nuovamente i canali energetici, rimandandoli alle porte, all’altare e alla cupola e chiudendo la porta. Incredulo rispetto a ciò che la sua mente ha appena fatto grazie allo Zaffiro, il Brandiluce ha dimostrato di poter aprire la porta. Serve ancora qualche parola morbida di Pike e la spinta di Constantine per convincerlo ad accettare il patto, ma la sua motivazione è forte ed è evidentemente disperato: nulla in quei libri sembra contenere il più minimo dettaglio su come raggiungere il suo scopo, e il Cronomante non è più comparso dopo l’Eclissi. Con la promessa che “dietro quei cerchi si nascondono le risposte a tutte le domande riguardo a questa magia”, l’elfo si stacca da terra e si mette in volo verso Nord, a caccia di Thaern.

Questa volta a rimanere increduli sono i restanti cinque soggetti sul posto. Tra sguardi confusi e domande morte in gola, il fatto che il Cineta si sia fidato e abbia portato via una delle pietre xornan come garanzia sembra fin troppo bello. Quando poi Darek sforza il potere dello Zaffiro e apre nuovamente la porta per alcuni secondi con solo sette chiavi, la situazione diventa sempre più surreale. Per ingannare il tempo Pike e Constantine si mettono a sfogliare i libri trovati nella sala e, immersi nelle rispettive ricerche, si contendono per un istante lo stesso libro. Il tempo necessario per farlo scivolare e picchiare a terra, permettendo ad una striscia di pergamena di uscirne fuori. I due riconoscono al volo i caratteri eleganti dell’Elfico e basta uno sguardo per confermare che si tratta di una nota molto recente, a differenza del libro da cui è uscita. “Theoricraft of Vanishing Magic – vol.7 / Allyra Vysoren and the Emon Council”, un testo che appartiene ad una collana di 13 libri riguardanti lo sviluppo temporale degli incantesimi, gli stadi di decadimento e alcuni approcci particolari alla rottura degli incanti più ostici, come Pike si premura di sottolineare. Nulla da cui un Mastro Addestratore possa trarre beneficio, senza dubbio. Il testo è fuori dalla portata di tutti i presenti, Pike compreso. Ma la nota, invece, è ben più semplice:

CITAZIONE
Vecchia prigione sotterranea? Chiusura? Segreto? Statua?

I due non fanno in tempo a discutere le implicazioni di questa scoperta che Darek osserva le catene della custodia spezzarsi e, un istante più tardi, le pietre schizzare fuori dal proprio posto incavato nel legno e tornare al cerchio. Il Brandiluce tentenna un momento di troppo, le chiavi scattano e raggiungono l’unica posizione stabile del cerchio. Mentre la cupola cade per l’ennesima volta e l’acqua smette di scorrere, Darek osserva le linee chiare dei canali energetici che si inabissano nel sotterraneo in cui già una volta si era calato. Una serie di schiocchi magici e sferragliare metallico chiariscono subito che le grate si stanno aprendo, ma i conti non tornano. Un quarto, massiccio canale di energia parte dal cerchio di magia permanente e si inabissa più lontano e più in profondità degli altri, verso la zona buia da cui inizia a provenire uno sfrigolio arcano chiaramente udibile anche qui sopra.

Un grido di dolore squarcia l’aria, seguito dal rumore del metallo che viene abbandonato alla fredda pietra. Meyana si cala e intravede una figura umanoide riversa nel suo stesso sangue. Ma è lontana, e solo in quell’istante l’elfa prende coscienza della luce verde-bianca che sembra provenire dallo stesso posto di quel rumore fastidioso. Con cautela si avvicina fino a raggiungere il caduto. Pochi metri li separano ormai. L’elfa alza lo sguardo tardi, individuando otto pesanti grate ai lati di questa sala pentagonale, e ha già infranto l’incantesimo di segnalazione. Appena mette un piede nella sala, le grate si staccano dalla parete e cadono a terra con un rumore assordante. L’elfa reagisce d’istinto, spara un rampino sull’armatura dell’uomo, afferra la pesante spada dorata e scatta indietro. Luis, Constantine e Darek iniziano a tirare indietro la corda trascinando il corpo morente del soldato mentre l’elfa sguscia tra le ombre. Quando un ruggito furioso scuote l’aria dietro di lei, istintivamente si volta. Al centro della sala sotterranea, illuminata da una luce verde-bianca che le dà una svolta spettrale, c’è la figura sinuosa e sanguinaria di una marilith. L’elfa conosce le storie, e non può essere una coincidenza. Le lame si incrociano in una danza letale mentre Meyana accelera il passo e cerca di raggiungere in tempo la corda.

Finalmente libera, la marilith può provare a portare a termine il suo compito. Con un sorriso crudele dipinto sul volto la marilith osserva l’elfa attraversare il corridoio, i suoi occhi completamente bianchi penetrano l’oscurità senza alcuna fatica. Con una mano artigliata tocca il sangue rimasto a terra. Il demone butta lo sguardo un poco oltre, incrocia le lame restanti in posa d’attacco e scompare nel nulla.


INSPIRATION

A Pike, per aver convinto il Cineta a fare un salto nel vuoto: 4 voti
A Darek, per le scelte fatte sull’altare e la manovra diplomatica con il Cineta: 1 voto

L’ispirazione viene assegnata a Pike .
view post Posted: 2/10/2020, 16:12     Caged - La storia a Sessioni
La mano tremante di Chart sostiene l’anello di catena a mezza altezza. Mentre la prima neve inizia a cadere sui territori a sud della capitale, cinque figure afferrano quello stesso anello. In un gesto istintivo Constantine e Cyrus cercano ancora una volta le piccole chiavi dorate ricevute pochi istanti prima, e i loro sguardi si incrociano mentre scrutano la scatola che Chart tiene stretta al petto. Le pietre xornan, la merce di scambio per il Cineta. Con uno strappo violento il Meister completa l’incantesimo e in un istante il gruppo viene teletrasportato nell’Impero.
Un Sacerdote della Mano Sinistra di Helm li accoglie in un’ampia abitazione su due piani, probabilmente abbandonata a causa dei Famelici. La smania di sangue di Luis viene subito fermata dall’intervento di un’elfa della Foglia Dorata che porta alla luce numerosi interrogativi che Edric ha su questo incarico, mentre serve una tisana bollente a tutti i presenti. Sono domande tediose che fanno crescere ancora di più l’impazienza del gruppo finché l’elfa, innervosita dalla fretta di Luis, si allontana dal tavolo per andare a svegliare il compagno di riposo al piano superiore. E qui la situazione precipita.

Cyrus richiama l’attenzione di tutti i presenti sul camino mentre stringe con forza la lancia come se fosse pronto a colpire, Chart grida spaventato mentre prende un secchio d’acqua e lo rovescia sulle scale come se stessero andando in fiamme. Quando Luis minaccia il Sacerdote in cerca di risposte, questo indica terrorizzato dietro la spalla del soldato mentre estrae la spada, pronto a difendersi da un’orrenda creatura. L’unico che non sembra preso dal caos è Constantine, assorto a guardare la nevicata fuori dalla finestra. Il Cavaliere tenta perfino di calmare gli animi con un incantesimo su cui ha lavorato molto di recente, ma niente sembra funzionare. Quando un cadavere sgozzato della Foglia Dorata cade dal piano superiore dritto di fronte alla sua finestra, anche Constantine va in allerta.
Un istante più tardi, la porta d’ingresso esplode in mille schegge di legno mentre un uomo massiccio entra come una furia. La sua mezza armatura con intarsi rosso e oro è coperta di spuntoni e lame affilate, ma nulla in confronto all’enorme spada che tiene in mano. Un’arma spessa e pesante coperta su entrambi i lati da intarsi affilati come rasoi. Sotto l’armatura si intravede il tatuaggio di un orso rampante che risale dal lato destro del torso fino al collo, mentre tra le numerose cicatrici risalta quella ripetutamente aperta sulla fronte. Il grido di Chart e il rumore sordo dello scudo arcano che si solleva richiama l’attenzione alle scale del primo piano da cui si è lanciata alla carica una mezzelfa fasciati in abiti ugualmente rosso e oro ma che indossa guanti metallici coperti di lame. Il Meister viene massacrato di tagli e ferite che sanguinano copiosamente, poi la donna scompare nuovamente oltre le scale.
Lo scontro infuria mentre una nana incredibilmente agile si getta dal primo piano e riesce a ferire profondamente Constantine prima di atterrare fuori dalla finestra: quando il Cavaliere si volta a fronteggiare il nemico, si trova davanti a sé stesso. La Lama dei Tre Mezzi impugnata dall’avversario supera le sue difese e lo ferisce in un punto estremamente vulnerabile. In preda al dolore Constantine realizza che il sottile filamento di sangue che lo collega alla sua copia sta prelevando l’energia sacra che lo contraddistingue e, in un istante di terrore, la vede risalire lungo il corpo e la lama del suo doppio: in un grido assordante il cavaliere viene bruciato dalla sua stessa luce radiante e costretto a guardarsi scappare, sparendo oltre il lato della casa. Il sangue inizia a scorrere a fiotti, ma non è ancora nulla in confronto alla situazione che viene rovesciata dalla comparsa di un dragonide argentato. Il magus del sangue atterra con leggerezza di fronte alla finestra ancora spalancata, si sposta dalla linea di visuale di Chart e invoca una tremenda tempesta di sangue dentro l’abitazione. Tutti i presenti sentono il proprio sangue essere strappato dalle vene, ma il Dissanguatore al centro della stanza grida di piacere mentre quello stesso sangue richiude le sue ferite e rafforza i suoi enormi muscoli. In un urlo che chiama violenza instilla la paura nel cuore di Chart e Darek, che vedono la propria linfa vitale fluire lontano dal proprio corpo e verso quello del nemico, ora in piedi sul tavolo e coperto da un massiccio strato protettivo di sangue altrui.

La guerra di incantesimi fra Chart e il magus si fa feroce mentre il secondo Constantine colpisce in piena schiena Luis e assume le sue sembianze, per poi iniziare a macellare il vero Luis con una copia esatta della Kenaru. Meyana rispunta dalle scale assicurando una fiala vuota alla cinta e ricaricando la balestra mentre afferma “pulito” e prende la mira sul Dissanguatore al centro della stanza. Nessuno in questo momento può immaginare la fine orribile che la mezzelfa ha incontrato nel tentativo di fuggire da Meyana.
Chart riesce a chiudere “Luis” in un’ampia gabbia di forza un istante prima di trovarsi tagliato fuori da un massiccio muro di sangue richiamato dal magus. Darek decide di non voler correre rischi e abbatte una parete interna per trovare un passaggio più sicuro con la Tagliapietre, ma Constantine non è della stessa idea: dopo essere stato rimesso in piedi dal Sacerdote di Helm, si lancia oltre il muro ma qualcosa va storto. Paralizzato dal dolore di mille aghi che gli perforano la carne, il Cavaliere sbatte per terra incosciente. Quando il sacerdote lo raggiunge e cerca di chiudere almeno le ferite più grosse nulla sembra riportarlo indietro e, sotto gli occhi di Darek, il sacerdote scuote la testa disperato. Il Dissanguatore è più veloce del Brandiluce e si fionda sul Sacerdote dopo aver visto cadere Luis a terra dissanguato: la lama massiccia sembra leggera nelle sue mani e, sebbene il Sacerdote riesca a deviare il primo colpo con lo shamshir, altri due lo rovesciano a terra e il quarto gli fa esplodere il cuore poco lontano dal corpo di Constantine.

La furia cieca di Darek prende il sopravvento e il Brandiluce si scaglia sull’avversario a piena potenza facendo rotolare entrambi dentro il caminetto e sul fuoco. La forza della sua furia tiene l’avversario inchiodato a terra il tempo sufficiente perché Luis si rimetta in piedi, ringrazi Meyana sputando un grumo di sangue a terra e salti a cavalcioni sul Dissanguatore: un unico colpo con la Kenaru separa poco elegantemente la testa dal resto del corpo, poi la Lama Sacra si scaglia alla finestra e mena un fendente alla cieca sul Magus trovando ancora una volta la carne. Sorpreso dal colpo incredibilmente violento questi per il controllo sul muro di sangue e si dà alla fuga. Dalla gabbia di forza, “Cyrus” continua a scagliare stiletti affilatissimi in ogni direzione, ma sembra aver temporeggiato. Tiene d’occhio la zona di Chart, come se stesse aspettando qualcosa. In fuga dal caos e dal sangue il Meister supera Meyana e si rintana in un angolo, al sicuro da tutto. O quasi. Una raffica di stiletti fende l’aria dritto di fronte alla lancia di Cyrus e colpisce Chart in pieno. Il Meister si accascia a terra respirando a fatica mentre il Lealista lancia uno sguardo cercando di capire quanto tempo resti al compagno. Ma, mentre il corpo di Chart sembra in grado di resistere qualche minuto, non si può dire lo stesso per la sua mente. Qualcosa si rompe, come una corda che ha sostenuto un carico enorme per troppo tempo. Il cuore di Meister Chart smette di battere. I suoi occhi sbarrati fissano in lontananza la figura di “Cyrus” intrappolata nella sua gabbia di forza e infuriata per non essere riuscita a collegarsi a lui. Come un vero carceriere, ha dato la vita perché il carcerato non potesse scappare dalla gabbia.
Ma la situazione si è fatta troppo calda per gli adepti di Melpheron. Mentre Meyana prende di nuovo la mira verso “Cyrus” nella gabbia di forza, quest’ultima viene bucata di lato. La figura coperta di sangue del dragonide ha speso le sue ultime risorse per aprire un varco nella trappola. Darek raggiunge di corsa i due sfondando una parete già danneggiata ma atterra nella neve fresca. Una striscia di pergamena sta finendo di bruciare al vento. Nessuna traccia di fuga a piedi, nessuna figura in cielo. Sono fuggiti.

Il sole è già alto sopra Rowood quando la voce stizzita di Thiala richiama all’ultimo istante un incantesimo di protezione per evitare di essere sotterrata dalle macerie dell’edificio. Una veloce linea di comunicazione ha permesso a Meyana di accordarsi con Edric per un recupero, ma la cascata di eventi ha distratto l’elfa che non ha considerato lo stato precario della casa dopo la scomparsa della gabbia di forza di Chart. Il gruppo si è stabilito in una casa vicina accendendo un fuoco in attesa di essere estratti dal territorio dell’Impero, quindi probabilmente nessuno di loro ha visto una figura sbucare da dietro il tempio abbandonato di Myrkul e librarsi in volo verso est.
La Sacerdotessa ha fretta, questo è chiaro. Senza perdere ulteriore tempo inizia a tracciare i sigilli a terra per tornare ad Arfen, ma c’è chi non ha ancora abbassato la guardia: nell’istante in cui Thiala estrae una singola goccia del suo sangue e la aggiunge al sigillo, la mano di Luis si serra sul pomolo della Kenaru. “Thiala, qual è stato l’ultimo mio gesto prima di partire da Arfen?” tuona l’ex-Vendicatore richiamando l’attenzione di tutti. Solo di fronte alla risposta infastidita della sacerdotessa e alla sua spiegazione sull’uso del sangue per evitare di doversi identificare all’ingresso, la mano di Luis sull’arma si allenta. Il sigillo si illumina di colpo, e i sei lo attraversano senza indugio.

Ma il viaggio non va come previsto. L’istante di buio sta durando troppo e Thiala, ferma in piedi ad un’estremità del cerchio, sta faticando fin troppo per un incantesimo come questo. La Sacerdotessa apre e chiude gli occhi in preda ad una concentrazione soprannaturale, mentre gocce di sudore iniziano a rigarle il viso e il collo. Una voce smorzata sembra arrivare dall’alto, ma è impossibile capire cosa stia chiedendo. Il tempo si dilata, quei pochi secondi di ritardo sembrano durare ore. Quando finalmente Thiala riapre gli occhi e solleva le mani aperte verso il cielo la luce tremante delle torce torna a splendere. Le corde tese di due archi vibrano all’unisono, ma la sacerdotessa riesce a fermare i tiratori tra i colpi di tosse: “Siamo noi, ce l’abbiamo fatta per un pelo. Sta peggiorando”
Senza perdere ulteriore tempo, Thiala spiega che da circa due ore un forte segnale di disturbo è stato avvertito ad Arfen, una vibrazione che sembra distorcere la magia in città e nei dintorni. La fonte sembra essere Emelean, un luogo che vive da molto vicino l’influenza di Hyssiris grazie alla presenza di Oyenmoon. Questo segnale ha iniziato a creare problemi con i teletrasporti e con altre forme di magia di comunicazione e trasporto. Quando la sacerdotessa di prepara a contattare Edric per recuperare lo Zaffiro spedito da Meyana in un luogo sicuro, Luis la ferma. L’ex-Lama Sacra ricorda bene il caos di Rivermond, la difficoltà nel comunicare con Miss Enora e inizia a vedere delle analogie: è necessario controllare di persona. Thiala guida il gruppo attraverso le strade di Arfen, fino ad una villa poco lontana dalle mura. L’alta cancellata in ferro separa il cortile dal resto della strada poco trafficata, e l’elfa entra da sola. Basta uno sguardo ai quattro ex-cavalieri per prendere posizione intorno agli estremi del cancello e su un tetto poco lontano formando un perimetro di guardia, ma quando Cyrus raggiunge la sua postazione sopraelevata incontra lo sguardo di Meyana in una posizione simile alcuni edifici più a nord, la balestra carica in mano. È il tempo dell’attesa ora.

L’attenzione di Darek viene catturata da una vibrazione nella barriera magica che protegge la villa di Edric, come se qualcosa fosse stato respinto. Un secondo rumore richiama il Brandiluce, che si gira di scatto sbattendo la faccia contro un viscido e tozzo tentacolo coperto di ventose appiccicose. Darek si volta pronto ad abbattere la sua ascia su qualsiasi cosa si muova ma trova solo un piccolo topo terribilmente familiare nel vicolo vicino che si infila in tutta fretta sotto una casa. Il Brandiluce dà l’allarme e Luis lo trasferisce a tutti sfruttando Sibilo e battendo ripetutamente sulla barriera. I pochi curiosi ancora in zona spariscono in tutta fretta quando la porta della villa si apre di colpo. Thiala esce in fretta, quasi fosse disturbata dal rumore di Luis. Appena varca la soglia del cancello, Darek si fionda addosso all’Alta Figlia e la annusa in cerca di quell’odore di acqua di mare che ha appena percepito ma non lo trova. Al suo posto, il puzzo pungente dello zolfo. Ma non c’è tempo per questo ora. I sei tornano al tempio passando per strade esterne e correndo a perdifiato. Quando il tempio di Helm compare all’estremo opposto di una delle piazze di Arfen, Darek sussulta perché la scatola delle pietre xornan ha subito uno scossone che gliel’ha quasi fatta scappare di mano. Preoccupato si guarda intorno e i suoi timori prendono forma di fronte ai suoi occhi. La fontana al centro della piazza sembra sul punto di riversarsi all’esterno, lo zampillo centrale è alto il triplo del normale e i fiotti laterali iniziano a curvarsi contro la forza di gravità. La Strega dell’Acqua. Un ultimo scatto, gli scalini, le porte del tempio. Con un grido Thiala ordine di sigillare il tempio, poi attiva l’incantesimo di protezione dei Sacerdoti di Helm. Il tempio è sotto attacco.

I sigilli sulla porta si illuminano in una cascata di luce bianca che risale la navata centrale fino all’abside della statua di Helm. Quando gli occhi della statua si illuminano della stessa luce bianca e illuminano a giorno l’interno del tempio, il portone si incassa nel terreno. Sacerdoti di ogni rango raggiungono la navata con le armi in mano, Yrathea prende posizione al fianco di un giovane umano piuttosto spaesato, Thiala innesca l’ultimo incantesimo che attiva un cerchio di arrivo temporaneo. In un turbine di sabbia e fiamme, Kathrin/Reit e Sybrien compaiono dal cerchio un istante più tardi: l’elfo manda la ragazza a proteggere la porta mentre va a cercare Thiala, allontanatasi con le pietre xornan. Luis, Darek e Constantine affiancano Reit mentre Cyrus e Meyana prendono posto sulle librerie rialzate. E il portone prende inizia a fumare e prendere fuoco.
In pochi minuti il massiccio portone viene divorato dalle fiamme come se fosse una vecchia pergamena e la piazza compare dietro di esso. Le due metà superiori collassano all’unisono sbattendo a terra nel silenzio teso del tempio. E alle sue spalle compare la sagoma slanciata di un illithid. Una veste viola coperta di punti neri irregolari fascia il suo corpo alieno fino al collo, dove quattro lunghi tentacoli spuntano alla base del cranio perfettamente liscio. Stretto nella sua mano sinistra uno specchio argentato che sembra non riflettere nessuna immagine. La sua voce melliflua e sussurrata riempie all’istante la navata centrale:

CITAZIONE
“Siete stati sciocchi a venire a nascondervi qui, Cavalieri. Vi ringrazio per avermi fatto entrare nel tempio di questi stupidi elfi, vi avevo detto che avreste avuto molto da spiegare; ma ringraziali vecchio, non sarei mai arrivato qui da solo! E adesso che ho strappato la città a quello sciocco del principe Annael, sono sempre più vicino alla vostra stupida capitale, Weetheas. Non avete nessuna speranza…”

Voltandosi, il Conciatore inizia a scendere le scale del tempio seguito da diverse centinaia di topi cerebrali. In contemporanea l’arco di Cyrus e la balestra di Meyana scoccano i propri dardi ma questi si impiantano sonoramente nel legno del portone. Mentre l’illusione si disfa lentamente, Cyrus si volta con l’arco puntato contro Thiala, interrogandola sulle parole dell’illithid. In un lampo di reattività Sybrien si sposta di fronte alla Sacerdotessa con lo shamshir sollevato in posizione difensiva e ruggisce contro l’uomo, così sciocco da puntare l’arco contro un’Alta Figlia nel suo tempio. L’attenzione dell’intero tempio si focalizza su Cyrus, la lama di Reit diventa istantaneamente rossa incandescente mentre la sabbia si raccoglie ai suoi piedi, ma per sua fortuna Cyrus abbassa l’arco in tempo.
Thiala convoca in tutta fretta il gruppo, strappando via Darek da un colloquio teso con Yrathea e il ragazzo che l’accompagna. Sotto lo sguardo perplesso di Cyrus e Meyana, il ragazzo sta riconsegnando a Darek la sua ascia mentre spiega al Brandiluce qualcosa con fare perplesso.

Nella Sala del Sorvegliante, subito dietro la statua di Helm, Thiala e Sybrien ascoltano il resoconto del gruppo sugli eventi di Rowood. Pochi istanti più tardi, Yrathea e il giovane umano Pike fanno il loro ingresso. L’uomo deve essere l’esperto di stanza a Foraminis con cui Thiala è in discussione da giorni, ma Pike sembra una persona gentile e pacifica. Le sue idee sul rituale per rimettere a posto Darek confondono un po’ il gruppo: non appena Pike inizia a parlare della Luce Radiosa, delle anime dei solar, delle fonti angeliche e del codice celestiale i presenti iniziano a guardarsi intorno perplessi, ma alla fine la fiducia di Darek viene riposta ancora una volta in Thiala. Ora c’è solo da sperare che la pressione incredibile che l’elfa sta subendo non le faccia sbagliare un’operazione così articolata…

INSPIRATION

A Chart, che nonostante la situazione critica ha scelto di stringere i denti e partire ugualmente per Rowood, e per l’idea di ingabbiare il mutaforma: 2 voti

A Cyrus, per aver preso la guida del gruppo raccontando i dettagli dei fatti di Rowood a Thiala e Sybrien: 1 voto

A Meyana, per l’abbraccio più tenero della campagna finora: 0.5 voti

A Darek, per il magistrale placcaggio del Dissanguatore dritto nel camino: 2.5 voti

A Luis, per la decapitazione del Dissanguatore, la sua attenzione nei confronti dell’incantesimo di Thiala, l’incredibile insistenza per recuperare Eleina e per aver cercato di avvisare Thiala quando era dentro la villa: 2.5 voti

A Constantine, che pur di aiutare i compagni attraversa un muro di sangue: 0.5 voti

L’ispirazione verrà estratta casualmente.
view post Posted: 25/9/2020, 15:18     Last Goodbye - La storia a Sessioni
14 Xivaskir, tramonto.
Il vento frusta le otto fiaccole intorno alla salma di Daleen. Una folla si è radunata per dare l’ultimo saluto all’Alto Figlio di Helm caduto in battaglia. Tra i nobili spuntano volti noti dalla capitale e dalle grandi città del regno, con in testa il Principe di Arfen Annael Liadon. Perfino lui, nato con il cucchiaio d’argento e cresciuto leader militare, tace. I Sacerdoti, la Foglia Dorata e la Guardia Reale Elfica che presenziano in alta uniforme sembrano brillare, mescolati fra le centinaia di civili presenti. E infine Thiala, Sybrien, Elyen e Erwin, gli Alti Figli. Al fianco di Thiala la figura inconfondibile di una tiefling: la pelle violacea, le corna ampie che spuntano dai capelli neri, il mantello pesante che non nasconde gli abiti eleganti. Dall’elogio funebre il ruolo di questa figura si chiarisce tra gli sguardi sgomenti dei pochi non elfi presenti: la moglie di Daleen. A differenze di Thiala, la tiefling non sembra mostrare apertamente le sue emozioni, segue la cerimonia in silenzio e, al termine, accompagna la salma fino in fondo alla cripta. Come molti presenti Darek fa lo stesso, e come molti presenti ad un certo punto viene fermato: l’accesso alla cripta degli Alti Figli è strettamente regolato. Insieme a Darek, solo Meyana e Constantine rientrano nel tempio dopo l’Ottavo Rintocco. Cyrus e Luis non sono mai arrivati alla cerimonia, e Chart si è fermato a parlare con un elfo che deve essere nuovo al galateo: non ha mai rivolto nemmeno uno sguardo alla funzione, passando tutto il tempo a giocare con un incastro di legno e metallo.

Il momento della cena è pesante, forse troppo. Quando Luis intona “Un Flauto all’Alba”, la melodia che risuona negli accampamenti dell’Impero quando cade un capitano o un comandante, succede l’insperato. I sussurri perplessi e i commenti a mezza voce vengono zittiti da un gesto repentino di Sybrien: le numerose esperienze dell’Alto Figlio gli hanno già fatto incontrare questa canzone, e ne conosce bene il significato. Le voci roche di Luis e Darek passano tutte le strofe per finire su un’ultima, lunga nota. Niente di invidiabile da nessun menestrello, ma la profondità del gesto viene ancora una volta apprezzata da Sybrien. L’elfo aspetta che scenda nuovamente il silenzio, poi solleva il calice in un brindisi silenzioso.

Il mattino successivo il gruppo si separa ancora una volta. Luis si dirige verso Il Cerchio d’Argento su consiglio di Meyana: il soldato è in cerca di attrezzatura di qualità per rimettere a posto le sue armi e quelle dei suoi compagni in vista dell’imminente partenza. Constantine cerca di incontrare Sybrien e Katrin, l’ex-cavaliere entrato nell’ordine su suo suggerimento e che è stata rapita sotto i suoi occhi più di due settimane fa. La ragazza non molla un istante il vecchio elfo, non sembra nemmeno infastidita dal suo continuo masticare spicchi d’aglio. La lama “dell’Efreeti”, la spada che lei stessa ha risvegliato rischiando di morire, legata al suo fianco. E i peggiori incubi di Constantine prendono forma. Il Cavaliere rimane spiazzato e distrutto appena realizza che la ragazza non conserva memoria di averlo mai incontrato. La sua ira si rivolge su Sybrien, ma l’anziano elfo afferma di non aver fatto assolutamente nulla alla ragazza che è, d’altro canto, molto promettente.

Sotto gli occhi attoniti di Meyana seduta in un angolo della mensa, pochi istanti dopo che Constantine si allontana come una furia dal Sybrien senza nemmeno rivolgere un saluto o un inchino, Darek fa il suo ingresso nella sala e punta dritto ad un elfo in abiti blu e argento con un alto bastone ricurvo. L’Érail Tyorwen (“maestro del sapere”) dell’ordine di stanza a Foraminis da qualche mese, Devan Wyrn. Non un carattere facile, ma una persona degna di rispetto senza dubbio. L’unico ad avere dubbi a riguardo è proprio il Brandiluce che si accomoda pesantemente al tavolo dell’elfo e della sua giovane allieva iniziando a fare domande a raffica. Dalla sua posizione l’elfa non è in grado di discernere ogni singola parola, ma il corpo di Darek parla a sufficienza: l’uomo vuole qualcosa, lo vuole con insistenza e non sembra disposto ad accettare risposte negative. Mentre trattiene una smorfia infastidita pensando alle risposte che dovrà dare al suo contatto nella Foglia Dorata, Meyana osserva Darek dare un pugno con forza sul tavolo e andarsene in tutta fretta seguito dopo pochi istanti dall’assistente di Devan. Il Brandiluce non può saperlo, ma lei sospetta di sapere dove stia andando la giovane: Edric le ha consegnato un piccolo fascicolo a riguardo della ragazza, ma sa di non poter interferire. Quello che sa, invece, è che la furia di Darek non porterà a nulla di buono visto che non può sfogarla su nessun essere vivente in questo momento…

La giornata scorre pallida e gelida com’era iniziata. Darek finisce per abbassare la guardia una volta di troppo e si lascia circuire da una tiefling dalla pelle blu, che lo convince a farle incontrare la Sacerdotessa Thiala. Quella dell’elfa non è una sfuriata, ma una calma delusione. Il Brandiluce ha fatto entrare una sconosciuta armata di lame e fiale alchemiche nel tempio e l’ha lasciata sola in una stanza con lei, senza nemmeno perquisirla né fare domande. Un rischio che l’Ordine non può permettersi di correre. Provvidenzialmente, Meyana non è molto lontana dall’ingresso del tempio quando vede uscire Darek come una furia e fa appena in tempo a scarabocchiare una lista di nomi su una striscia di pergamena e indirizzarlo verso la caserma della Guardia Reale Elfica più vicina. Qualcuno si prenderà cura al posto suo dei figli di quei nobili spocchiosi.

Non molto più tardi, è Chart a cercare conforto nella saggezza di una sacerdotessa, ma le cose non vanno come previsto. Elyen, Alta Figlia della Mano Destra, ha un occhio molto attento. Quello che Thiala, Daleen e Sybrien hanno imparato nei secoli sui pericoli del multiverso, lei l’ha imparato sui pericoli che gli uomini si portano dentro. Le ci vuole pochissimo tempo per capire che l’unica via per lo stress Chart non sia la preghiera ma il vizio, almeno per ora. Sotto gli occhi preoccupati del Meister, la Sacerdotessa snocciola consigli di alcolismo, gioco d’azzardo, prostituzione e vita dissoluta in generale per rilassare il corpo e la mente. Ma il mago traduce questa indulgenza nella sua lingua, e si allontana dalla città sotto lo sguardo preoccupato di Meyana…

La sera stessa Chart, Darek e Constantine si ritrovano nella stanza sovraffollata del Cavaliere per discutere delle tensioni che il gruppo sta sperimentando. La discussione è articolata ma non è l’unica novità: in qualche modo la presenza di Constantine e del suo atteggiamento disilluso sembra affliggere anche i compagni, che si ritrovano a cercare una scusa per abbandonare la stanza il prima possibile. Sulla porta, Meyana osserva i nuovi compagni uscire dalla stanza con uno sguardo afflitto, poi si allontana nella notte per fare rapporto alla Foglia Dorata.

INSPIRATION

A Chart, per aver ipotizzato e confermato la teoria dell’Occhio di Dosmor e per aver trovato una possibile strada per rilasciare lo stress accumulato: 2 voti
A Meyana, per un nuovo, difficile personaggio che sta facendo il possibile per non lasciarsi traviare dal gruppo: 1 voto


L’ispirazione viene assegnata a Chart.
268 replies since 30/9/2013